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processo di Savonarola, è la parte presavi da Alessandro VI.

Quest'esame si fece in occasione che si beatificò Caterina de'

Ricci, la qualé era imputatà d'avere spesse volte invocata l'inter-

cessione di lui come d'un santo; e per tutto il tempo dell'inve-

stigazione, san Filippo Neri, che teneva in camera un ritratto

del Savonarola coll'aureola attorno alla testa, pregava Dio côn

un fervore spinto all'angoscia, per ottenere che questo campione

immortale della fede cristiana non fosse contaminato da una se-

conda condanna.. Aggiungono che, avendo per rivelazione spe-

ciale presaputo, che la memoria del suo eroe uscirebbe, pura e

immaculata da quest'ultima prova, non seppe frenare i trasporti

della sua gioia, cui parteciparono molti fedeli, agli occhi de'quali

un esito cosiffatto equivaleva ad una forimale canonizzazione: e

su questo punto la Corte di Roma spinse tant'oltre l'indulgenza

ver l'opinione pubblica, che lasciò esporre in vendita e circo-

lare liberamente nelle pie famiglie, ritratti e medaglie in bronzo,

con iscrizioni ove il beato fra Girolamo Savonarola era infito-

lato dottore e martire (1). -

A Firenze il nome di lui non cessò mai d'essere popolare, e se

il torrente del paganesimo; rotta la diga da lui appostagli per sei
anni, dilagò di nuovo sulla letteratura nazionale, non accadde
altrettanto della pittura, ove le dottrine spiritualiste, da lui ri-
messe in vigore, furono conservate, e prolungate ben oltre nel
secolo XVI da piccolo numero d'artisti cristiani; fra i quali l'en-
tusiasmo per l'arte loro rimase inseparabile dalla venerazione
per la memoria di quello, che essi avevano riguardato come
pastore e maestro. ·

-Sappiate che, come seppe Andrea Gritti i Francesi dover ve-
nire a Brescia (poi che 'l Baglione era stato sul Veronese alla Torre
del Mugnano rotto), cominciò, insieme con tutti gli altri soldati,
a dubitar di se stesso, e con le poche genti ch'egli seco aveya
si preparò alla difesa.

Fece atterrare quasi tutte le porte, ponendo ad ogni necessario
luogo le guardie, avendo tuttavolta sempre la maggior sua cura

(1) BARTOLI, pag. 183 e seg.

alla rocca, che da prima aveva battuta e tenuta strettissima, si con la bastia di fuori che i nostri avevano sopra'l monte fatta e da' Francesi poi per forza tolta, si eziandio con molte e grosse guardie, ed alcuni ripari di dentro. Non la seppe con un fosso separare dalla città, come fu sempre la mente di alcun degno soldato che si facesse, promettendo quello dover essere la salute della città se i nemici, come ragionevole era che facessero, venissero mai per riaverla; e forse che tal opinione sarebbe stata eseguita se il conte Alvise Avogaro, che per i temuti trattati era di somma autorità, non l'avesse contraddetto. Perciocchè, per non dar fatica a'suoi contadini di cavare e di andar cavando, esposti al rischio dell'artiglieria della rocca, diceva che non era bisogno di farlo, perciocchè senza far morire tanti uomini quanti, cavando il detto fosso, si farebbe, e senza fare tanta é si vana spesa facendolo in quel cinghione, la rôcca si avrebbe primą che i Francesi potessero soccorrerla, mentre, tenuti stretti dagli Spagnoli che in Romagna sono, non potevano già per allora venire a quell'impresa. Ora essendo i Francesi întorno la terra, nè accostandosi ad alcun luogo delle mura, poteva manifestamente lor opinione essere,, di entrar per la rôcca; laonde riparò di subito la strada che cala da essa in cittadella, facendo a piè del monte un fosso con argíni, dove pose grossa guardia di fanti con molti uomini d'arme ed altri cavalli, e dandone la cura á Baldissera Scipione, come uomo d'alto valore e da dover essere posto dove fosse più eminente il pericolo e'l bisognò maggiore. Posevi ęziandio la fanteria romagnuola, come quella che più valorosa stimava che fosse, dividendo poscia l'altra gente. per altri luoghi della città, e lasciando sulla piazza una gran parte a cavallo perchè potesse tostamente soccorrere dove la necessità apparisse maggiore. E non fidandosi d'una parte del popolo, fe per i trombetti per tutta la città sapere, che quelli che non volessero entrare con i soldati in ordinanza, non dovessero, sotto pena della vita, uscire di casa. Ciò fatto, commise, mentre ch'egli diverse cose ordinava, a Giovan Paolo Manfrone, come a più vecchio soldato e di maggior autorità, che con breve parlare dovesse porre animo a'soldati,

Era quel giovedì dopo il quale susséguita nel martedì il carnesciale, quando il Fois avende fatto smontare circa 500 uomini d'arme con accia in mano, cominciò a farli calare dalla rôcca contro la cittadella. A questi seguiva una gran banda di schioppetteria, la quale a vicenda contro a' nostri aspramente sparava; e con

bellissimo ordine, perciocchè ogni volta che dovevano tirare, al cenno di una voce posto, si atterravano, e scaricati i loro schioppetti di subito si rialzavano. E con quest' ordine, piano piano venendo fino a piè del monte, vi trovarono il fosso ch'io dissi, non per ciò senza lor danno, perchè la nostra artiglieria li aveva molto battuti, avvegnadiochè il più delle volte le botte fossero troppo alte e li cimassero. E, benchè fossero da' nostri calando da più bande molestati, non per questo una si grossa schiera di uomini di tant'arme guerniti, di niuna molestia che fosse lor fatta curavano, e neppure di quella che dall'artiglieria ricevevano. Si può quasi dire, ch'essi un gran pezzo di mobil muro fossero, chè non curando di alcuna percossa, per lasciar comodo a’suai scoppettieri di spessamente contr'a' nostri tirare, ora si alzasse, ora si abbassasse, e giù per quel monte venisse. Tuttavia giunti a piè del monte, con gran forza combattuto al già detto riparo, non sarebbono mai passati oltre; tanta era l'animosità con cui quella parte si guardava; tanta la providenza e 'l valore! Se non che aspríssimamente quivi combattendosi, entrò negli Stradiotti ch'erano sulla piazza un falso. sospetto che i Francesi avessero superato il riparo e del tutto aquistato la cittadella. Questo apportò loro siffatta paura, che, andati insieme col conte Alvise, che di se stesso temeva, alla porta di San Lazzaro, la ruppero e presero per forza, e cominciarono ad uscirne molti Stradiotti. Monsignore d'Allegre, il quale con gran cavalleria italiana e francese a quella porta era, vedendo questo fatto 'che gli Stradiotti andavano uscendo, li lasciò andar via, facendo entrare alcuni de'suoi, e quando vide' entro la porta essere tanti quanti gli parvero bastanti a doverla tenere, di subito cominciò a far combattere contra quelli che ne uscivano, e ad ucciderne. Tanta era la calca di cotesti Levantini che cercavano di fuggire, che l'uno sopra l'altro cadendo per lo troppo loro spronare, facevano, la loro fuga più tarda, assai, e senz'alcuna difesa erano crudelmente morti; e tanto più presto; quanto che, per le cose fatte per to addietro, erano molto da essi Francesi odiati.

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Venuta alla piazza la voce, com' era' aperta quella porta, e quindi passata dove si combatteva a piè del monte, nuovo romore e spaventoso si alzò, e quasi tutto il soccorso che dalla piazza aveva avuto il Scipione si tolse da lui, e le genti che vi restarono si posero în grandissimo spavento, massimamente la fanteria, che fu la prima poi a lasciare i ripari, di modo che quella dei Francesi, che già tutta per la rocca era entrata, fra poco di spazio

vi sali suso, e gli uomini d'arme dappoi vi passarono dentro. Già i Francesi in grandissimo numero erano entrati anche per la porta, e giunti alla piazza dove crudelissimamente si combattè; e fu in poco d'ora tanta la uccisione, che a' cavalli non restava terreno ove potessero porre il piede, e sopra a' corpi morti erano necessitati di andare. Molti soldati italiani si sa che in questo fatto sono soli entrati in mezzo de' Francesi, quasi vaghi di morire piuttosto che restare loro prigioni, e lo stesso hanno fatto alcuni della città, che in ordinanza con i marcheschi erano. Il conte Alvise non potendo, per la gran calca, uscir della porta ch'io dissi, ov'era corso per fuggire, fu da due soldati del signor Gio. Giacomo Triulzio. l'uno francese. e l'altro italiano, che lo conobbero, fatto prigione e presentato al Foix che carissimo l'ebbe; il quale, póstolo nel monastero de'frati Osservanti di San Domenico con buona, custodia, attèse intanto a far altro.

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Sono nella terra morti molti gentili uomini, e massimamente capi de cavalli leggieri, de'quali è stato il nostro signor Romeo dà Pisa, uomo da stimare nelle armi, e quel Federico Contarini il quale contr'a' Tedeschi l'anno 1509 teune con tanta animosità Cividal d'Austria, essendovi proveditore di cavalli leggieri. Morironvi-molti valorosi Greci ancora; ma vieppiù assai furono i prigioni di nobiltà, perciocchè tra essi era il Manfrone.e'l figliuolo del cavalier Della Volpe, ed altri nobilissimi capi si de'cavalli come de'fanti, con messer Antonio Giustiniano, uomo di altissima stima tra’Vinizjani. Il Gritti, toltosi dalla piazza dopo che di nemici vide Ja città tutta piena; passò alla porta di cittadella, dove Baldissera Scipione con gran vigore ancor combatteva, comecch'egli fosse quasi da ciascuno abbandonato, e in tre parti della persona ferito. Dopo che i nemici ebbero preso l'argine' già detto, egli s'era ridotto alla porta che dalla cittadella nella terra viene, e con molto ardire ancora la difendeva, vedendovisi molti, corpi morti si di fanti come di cavalieri ammonticchiati gli uni sugli altri. Quando il Gritti vide di costui l'altissimo valore, pianse di sdegno e disse: Baldassare, la vostra valorosità con quella di pochi altri de' nostri poteva per avventura bastare al mantenimento di questa città se la dappocaggine di molti e la fortuna non l'avesse tanto offesa; non combattete oramai più, chè la vostra fatica è vana; che la terra è perdutá; riducetevi meco, e cedete all'ayversa fortuna e al volere del nemico Cielo. » Rifiutava costui di quindi partire, dicendo ch'era da combattere; perchè sino al fine delle battaglie erano le vittorie dabbiose; ma essendo da messer

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Andrea più altre fiate richiamato, e dettogli come il fatto stava, gli, fece dolorosamente lasciare la porta, e andati amendue in un canto, si fecero di monsignore Santa Colomba prigioni. Nel frattempo fu tutta la marchesca genté o morta o présa, salvo quel tanto di lei che per la porta si. fuggì fuori.;

Cominciava la terra andare a sacco, e già avrebbono i Bresciani voluto aver prese le armi ed essere vénuti all'ordinanza, quando si cominciarono ben presto a rovinare gli usci delle case, ed entrati i nemici, a gittare per le finestre i loro signori. In poco spazio di tempo furono per la città più corpi di morti bresciani che di soldati: tanto era l'odio che i Francesi loro portavano! E così è stata riscossa Brescia da Francesi diecisette giorni dopo che per trattato la perderono, can grandissimo strazio e morte di più di seimila uomini, e saccheggiata di maniera che non vi furono sicuri nè i monasteri, nè le cose sacre; e' bottino n'è stato grandissimo, chè si sono veduti i saccomani divider tra sé i guadagnati denari con la celata. Si stima che niun'altra eittà de Viniziani, nè forse di Lombardia, cavandovi Milano, fosse a quel tempo così ricca e cosi piena di denari come questa era; vero è, che l'aver avuto i Francesi seco pochi carriaggi (per to cammino con tanta prestezza fatto da Milano a Bologna e poscia da Bologna a Brescia fra tanti fanghi e tanto inverno), questi erano loro venuti meno, e ciò è stato di grandissimo giovamento alla sventurata città, perciocchè, non s'è potuto in verò trarre di lei quella grande quantità di robe che si sarebbe tratta; non di meno nel tempo in cui durò il saceo, che fu dal giovedì alla domenica, uella quale i Francesi cominciarono a rivolgersi contro Bologna, si dee credere che per ritrovare gli argenti ed i-nascosti danari ed altre preziose cose sepolte, non lasciassero sorte di tormento addietro con cui affliggere gli uomini della città. Non fu nemmeno perdonato ad alcuna disonestà da' vincitori, che pur v' ebbero grandissimo agio, per la qual cosa si sentivano di continuo per la città grandissime strida di tormentati, e compassionevoli pianti di donne; molte delle quali si vedevano per la città sopra i morti corpi de'padri, fratelli e mariti e figliuoli con smisurata compassiono piagnere. Furono salvate gran parte delle case di cittadella per favore de'Gambareschi, i quali s'erano nel principio del trattato co Francesi ritirati nella rôcea.

È stata a'soldati prigioni usata mediocre destrezza, che tutti si sono per poca taglia da Francesi liberati, come da uomini sazii di preda. Ben è vero che tutti i Viniziani hanno mandati a Mi

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