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parte à des sentiments plus analogues aux intérêts de V. M., et sachant, ainsi que j'ai déjà eu l'honneur de lui en rendre très humblement compte, que le Premier Consul avait dit au cardinal Consalvi qu'il conserverait les trois électeurs ecclésiastiques si l'arrangement avec le Pape avait lieu, j'ai cru devoir employer le nonce Spina pour rappeler cette promesse, et profiter pour cela du moment où la ratification du Saint-Siège était arrivée, et où Bonaparte en témoignait la plus vive satisfaction.

Mgor Spina s'est acquitté avec zèle de ce dont je l'avais chargé à cet égard, lorsqu'il s'est rendu à la Malmaison chez Bonaparte. La première réponse du Consul fut que l'Empereur n'était que trop puissant en Allemagne, et que sa puissance se fondait sur les princes ecclésiastiques; qu'il fallait done y mettre des bornes. Le nonce objecta que c'était précisément l'intérêt du Pape, l'intérêt de la religion catholique, et par conséquent celui du Premier Consul devenu catholique, que ceux de cette religion tinssent au chef de l'Empire; qu'il ne pouvait lui être avantageux de donner gain de cause aux protestants. Spina chercha à lui prouver que, surtout dans cette guerre-ci, la France s'était parfaitement bien trouvée d'avoir pour voisins des princes ecclésiastiques; qu'elle n'aurait pas occupé avec tant de facilité Cologne et surtout Mayence, si ces places avaient appartenu à des séculiers. Après que la chose eût été débattue, le Premier Consul finit par dire qu'il n'y avait encore rien de décidé ; qu'il pourrait consentir au maintien des trois électeurs, si ce n'était pas un archiduc dont on fit choix pour le siège de Cologne à quoi il s'obstina toujours, malgré tout ce qu'on put lui représenter, pour prouver que la monarchie autrichienne n'avait rien gagné à ce que cet électorat fùt occupé par l'archiduc Maximilien, qui, sans avoir jamais été d'aucun secours, avait au contraire, dans mainte occasion, été en opposition avec l'auguste chef de sa

maison.

J'ai cru de mon devoir de rendre un compte exact à V. M. de cet entretien de Spina avec le Premier Consul. J'ai engagé ce ministre du Saint-Siège à continuer de travailler dans le même sens toutes les fois qu'il en aura l'occasion, et le comte Philippe Cobenzl tachera de tirer parti de ses anciennes relations avec le cardinal Caprara, qui datent encore de la nonciature de celui

ci à Vienne, et de ce qu'ils ont eu alors à traiter ensemble relativement aux réformes ordonnées par l'empereur Joseph II, pour employer utilement le crédit que pourra avoir ce nouveau négociateur sur l'esprit du Premier Consul.

Mgor Spina n'a pas osé annoncer à Bonaparte que le Pape avait accordé un bref d'éligibilité à un des augustes frères de V. M.; mais, pour l'y préparer, il lui a prouvé que, si vous le demandiez, Sire, le Saint-Père ne pouvait absolument pas s'y refuser, ce dont le Premier Consul est convenu.

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Dopo aver reso conto all' Em. V. R., con un mio dispaccio dei 28 scaduto, che ho spedito a Mgor Caleppi per mezzo di un corriere straordinario di Firenze, dell' arrivo in Parigi del corriere Palmoni, e del gradimento che aveva incontrato presso il ministro delle relazioni estere tutto il lavoro spedito, speravo di poter rispedire di giorno in giorno il medesimo corriere colla ratifica del Primo Console.

Ebbi dal medesimo una lunga udienza il dì 31 scaduto; ed egli egualmente si mostrò contentissimo e della bolla e dei brevi, e di quello singolarmente, a me diretto, per esortare a nome di Sua Santità i costituzionali a riunirsi alla Santa Sede, ed ad accettarne i suoi decreti. Trovò troppo dettagliato il breve per gli ecclesiastici ammogliati, e non credendo opportuno che sia così in dettaglio conosciuto dal pubblico, si convenne che il cardinale legato, al quale un simil breve deve esser diretto, ne farebbe uso coi vescovi per comunicar loro le facoltà, ma che non era necessario di pubblicarlo ora colle stampe.

Annunziandosi nella risposta dell' Em. V. al ministro Cacault, che si spedivano a me i brevi per i vescovi leggitimi che sono in Francia, e per quelli che sono in Inghilterra, non ho potuto a meno di comunicarne il tenore, acciò non si sospettasse che contenessero cose contrarie alle viste del governo; e ne è stato il Primo Console soddisfattissimo, in modo che mi parlò di Sua Santità con sentimenti di vera amicizia.

Faccio questo breve rapporto all' Em. V. nell' ipotesi che il corriere Livio ritardar debba ancora di molti giorni la sua partenza; ma non me ne persuado.

Mi ha ieri ancora, nella pubblica udienza, ripetuto il Primo Console, che la sua ratifica si stava trascrivendo in cartapecora, come qui è di stile, e che oggi me ne sarebbe stato comunicato il tenore, per cambiarla poi domani col suo fratello Giuseppe, destinato a quest' atto. L'istesso mi confermò il ministro, onde spero che domani le ratifiche si cambieranno, e che lunedì, o martedì' al più tardi, Livio potrà partire. Ho pregato il ministro di sollecitare per quanto può, avvertendolo che di costà spedir non si potevano i brevi ai vescovi legittimi, e per conseguenza ultimar non si poteva la bolla per la circoscrizione delle nuove diocesi, se non si conosceva prima la ratifica del trattato.

Già si fanno rincontrare da questo governo gli antichi protocolli, per conoscere qual trattamento è stato fatto in Francia ai cardinali legati della Santa Sede, e già mi avvisò il Primo Console, che desiderava che si dasse un trattamento il più decente ed il più nobile, e che dal governo egualmente sarebbe stato ricevuto e trattato col più grande éclat; ma di tutto ciò informerò V. Em. più in dettaglio col ritorno del corriere, siccome il tutto più in dettaglio si stabilirà all' arrivo del sig. cardinale Caprara.

Ieri il sig. Ct Filippo di Cobenzl presentò, nella pubblica udienza, le sue credenziali di ambasciatore di S. M. Imperiale al Primo Console, al quale Cesare egualmente dà il titolo di « Amico nostro honorato et dilecto », come a tutti gli altri regnanti.

Nella ferma fiducia che questo mio dispaccio non giungerà alle mani di V. Em., che dopo esser giunto il corriere Palmoni colla ratifica della convenzione, mi astengo in questo da ulteriori dettagli, ed umiliando etc.

(Cultes, Arch. de Caprara):

-

1 Le 7 ou le 8 septembre. Le 6, Talleyrand écrivait à Spina : « Le ministre des rel. extérieures a l'honneur d'adresser à Mgr l'archev. de Corinthe le passeport qu'il lui a demandé pour un courrier de S. S., Livio Palmoni, qu'il se propose d'expédier à Rome. — P. S. Le ministre... prie Mgr de vouloir bien retarder le départ de son courrier jusqu'à ce qu'il ait pris la liberté de lui adresser une dépêche pour Rome » (Arch. du Vatican).

(no 414)

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786. Spina à Consalvi.

Parigi, 7 settembre 1801. Nell'aspettazione di esser chiamato ogni giorno a cambiare le ratifiche della convenzione, vedendole non ostante differite ad onta delle replicate assicurazioni del Primo Console e del ministro delle relazioni estere, che ciò si sarebbe eseguito ad ogni momento, mi approfitto della occasione di un corriere straordinario, che si spedisce a Genova, per far passare a V. Em. il duplicato di sabbato scorso, spedito per la posta, giacchè son assicurato che con questo mezzo le giungerà più sollecito.

Se devo credere all' espressioni del Primo Console, del ministro, e del sig. abbate Bernier, non è che la moltiplicità degli affari che ha occupata negli scorsi giorni la segreteria di stato, che ha ritardata l'estensione delle ratifiche, e che queste domani, o domani l'altro al più tardi, saranno cambiate. È vero che Giuseppe Bonaparte è alla sua campagna, ove si trova oggi il nuovo ambasciatore cesareo, Ce Filippo di Cobenzl, insieme al Ce Luigi, che deve partire mercoledì per Vienna. Può essere adunque che questo nuovo incidente dell' arrivo del nuovo ambasciatore e della partenza del precedente, obblighi Giuseppe Bonaparte a qualche straordinaria occupazione. Altronde non ho alcun indizio che abbia il Primo Console alcuna particolare ragione per ritardare la ratifica; ed io frattanto non cesso di fargli ripetere che più si ritarda questa, più sarà ritardata la spedizione della bolla per la nuova circoscrizione delle diocesi, la quale non può aver effetto che ottenuta la dimissione dai titolari legittimi, e il consenso dai titolari forestieri, le diocesi dei quali si vogliono smembrare.

Il ritardo della ratifica mi fa ritardare a consegnare i brevi ai vescovi legittimi, e così la spedizione di quelli per l'Inghilterra. Mi vien ritardato egualmente di poter far uso del breve a me diretto per i costituzionali. Ciò me rincresce, perchè credo che il Primo Console già ne abbia fatto conoscere il tenore, che avrei voluto li giungesse improvviso. L'istesso ministro della Polizia mi disse di averlo letto, e che non poteva essere più moderato. (en chiffres)

Credo che si spedisca questa sera la nuova costituzione per la

Repubblica ligure'. So che vi sarà un doge e dei senatori. Credo che il nuovo doge sarà cambiato ; ma nulla ne so di più preciso.

Si è principiato a lavorare per la costituzione cisalpina; ma non so ancora quali siano i progetti per la nuova forma di quel governo.

Vi devono essere disgusti fra la corte di Spagna ed il Primo Console, il quale, credo, si ricusa sempre a ratificare la pace del Portogallo, a meno che non si ammettano le condizioni che egli vuole. La corte di Spagna ha creduto di poter prendere un tuono forte e minaccioso. Può immaginare se il Primo Console lo ha contraccambiato con usura, e credo che dovrà il re di Spagna dare al Primo Console la soddisfazione di cambiare tutto il ministero.

Dovrei scrivere lungamente nell' affare dell' elettorato di Colonia, che ad onta della guerra che gli fa la Prussia, se l'Imperatore vorrà arrendersi alla mediazione ad ai suggerimenti di Sua Santità, si potrà forse conservare. Ma assolutamente spero che Livio non differirà molto a partire, e così mi riserbo a farlo con di lui mezzo; e nella brevità del tempo che mi è concesso per scrivere, mi ristringo a rassegnarmi, etc.

(Cultes, Arch. de Caprara).

787.

Ratification du concordat par le P. Consul. Bonaparte, Premier Consul, au nom du peuple français, les Consuls de la République ayant vu et examiné la convention conclue, arrêtée et signée à Paris le 26 messidor de l'an IX de la République française (15 juillet 1801) par les cit. Joseph Bonaparte, conseiller d'État; Cretet, conseiller d'État; et Bernier, docteur en théologie, curé de Saint-Laud d'Angers, en vertu des pleins pouvoirs qui leur avaient été conférés à cet effet, avec S. Em. Mgr Hercules Consalvi, cardinal de la sainte Eglise roromaine, diacre de Sainte-Agathe ad suburram, secrétaire d'État

Le 6 septembre Talleyrand avait écrit à M. Dejean, à Gènes, en lui adressant un nouveau projet de constitution, qui allait être adopté avec quelques changements. Pour la disposition constitutionnelle concernant la religion catholique, voir p. 162, note 2.

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