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sulla di lui bona fede, perchè sebbene l'esperienza del passato induca ragionevolmente la maggior diffidenza, pure mi mancano i dati più recenti che siano atti a confermare, o a dileguare il mio sospetto. Neppure mi tratterrò in riflessi politici, quantunqué sembri conforme alle regole della prudenza il discutere quale impressione possa produrre, massime nelle corti cattoliche, lo assumere trattato collo stesso Bonaparte.

Considerando dunque l'affare sotto l'unico aspetto di materia ecclesiastica, e piantando per base che il Sommo Pontefice, come capo di tutta la Chiesa, non può trascurare veruna occasione che Sembri vantaggiosa al bene spirituale de' fedeli, si converrà facilmente, che debba assumersi la trattativa, e mi adatterò pur anco ad opinare, che possa introdursi senza la previa intelligenza de' vescovi della Francia, quantunque sia quasi indubitato, che i medesimi soffriranno di mal animo l'esser preteriti in un affare, in cui hanno si grande interesse, per non dire un assoLuto diritto.

A procedere poi con chiarezza, dividerò la materia in vari punti, proponendo le ragioni che militano per l'una e per l'altra parte, ed esponendo in ultimo vari progetti, affinchè in questa difficilissima trattativa si procuri per una parte di camminare se condo le giuste regole, e di sostenere quanto è possibile i diritti e la disciplina della Chiesa, e per l'altra parte incontrandosi op posizioni, si affaccino di mano in mano progetti più miti e soddisfacenti, usando la maggior condiscendenza, in vista del bene grandissimo che può sperarsi dalla conchiusione dell' affare, e perchè nel caso di non poterlo ridurre a buon termine, tutti sappiano non essere ciò derivato pel colpa della Santa Sede. Esclusione de' vescovi intrusi. Deve riconoscersi per una singolar provvidenza, che Bonaparte si mostri deciso a cacciare gl' intrusi; onde per ora di questo non occorre fare parola. Quante volte però venisse in seguito difficoltato l'affare della ricon ciliazione e riunione della Francia alla Chiesa cattolica, per parte degl' intrusi e del loro partito, la Santa Sede potrebbe forse usare verso de' medesimi quella stessa indulgenza, che fu da lui praticata molte altre volte pro bono pacis et unitatis, come fece fra gli altri il gran pontefice S. Melchiade con i vescovi

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Donatisti, sommamente perciò commendato da S. Agostino '... Privazione dei vescovi legittimi emigrati. Non può negarsi essere in tutti gli aspetti esorbitante la domanda di Bonaparte quanto all' escludere i vescovi legittimi emigrati.

Esso li riguarda per la maggior parte come usciti dalla Francia, « non per puro zelo di religione, ma per interessi e mire temporali. » Può darsi che ciò sia vero di alcuni, e generalmente parlando è probabile, che non pochi mostrassero più impegno per il trono che non per la Chiesa, e ingerissero non lieve sospetto che fossero animati non tanto da puro zelo, quanto da spirito d'interesse.

Ad ogni modo però, oltrecchè l'intero corpo de' vescovi della Francia è per mille titoli rispettabilissimo, molte ragioni giustificano l'emigrazione di quei prelati. Sono noti abbastanza i pericoli, ai quali non pochi di essi si esposero prima di abbandonare il loro gregge, e rimane più che a sufficienza giustificata la loro partenza, sapendosi quanta fiera persecuzione agitasse in Francia tutti gli ecclesiastici, e massime i S. pastori, e quali barbarie si usassero contro di loro. Basta rammentare le sanguinose tragedie del Carmine a Parigi, e quelle di Marsiglia e di Avignone, per tacere tante altre.

Portando dunque i vescovi della Francia i caratteri di difensori della cattolica religione, ed essendo stati l'ostacolo più forte alla dilatazione dello scisma, la Sante Sede deve sostenerli e proteggerli. Facendo diversamente, s'introdurrebbe un pessimo esempio, mancherebbe ne' tempi avvenire il coraggio ai vescovi per opporsi a qualunque novità, e si adotterebbe un sistema non mai praticato, per quanto sembra, in addietro; poichè se in alcuni casi permise la Santa Sede, che i vescovi creati nello scisma rimanessero al possesso delle loro chiese, per non averli contrari alla riunione, come praticò S. Melchiade riguardo ai Donatisti, e il cardinale Polo nella riconciliazione dell' Inghilterra, non si legge però, che i romani pontefici, senza una causa veramente canonica, abbiano privato delle loro sedi i vescovi legittimi.

Nè gli addotti esempi possono in qualche modo applicarsi al

Lettre 43.

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caso presente, giacchè convenendosi di dimettere gl' intrusi, cessa ogni ragione per recar molestia ai legittimi, e se si aderisce alla richiesta, verrebbero a punirsi i difensori della fede e dell'unità cattolica. Gli stessi vescovi legittimi sono stati, e perseverano ad essere, per parte della Chiesa cattolica e del romano pontefice, in attuale legittimo possesso del S. ministero, nè senza un delitto possono essere spogliati della loro giurisdizione. Questo delitto non si verifica nei vescovi della Francia, e per quanto fossero stati perversi i fini della loro emigrazione, per privarli si vorrebbe un giudizio formale, e converrebbe che si verificassero quelle cause gravissime che allegano i S. canoni. È tanto più strana la richiesta di Bonaparte, quantocchè in Francia corre la massima che i vescovi abbiano la loro giurisdizione immediatamente da Dio.

Fin qui ho accennato quanto milita a favore de' vescovi, e quanto debba essere l'impegno della Santa Sede in sostenerli. Dirò ora qualche cosa su i sagrifizi, ch'essi dovrebbero essere disposti a fare per il bene della religione.

Sarà difficile che Bonaparte deponga l'idea concepita, tanto più che non manca di qualche fondamento, sapendosi con quale adore vari dei vescovi della Francia abbiano sostenuto la causa della monarchia, e quanti mezzi abbiano adoperato pel risorgimento dell' antica sovranità. L'antecedente condotta di taluno di essi non prometteva al certo un zelo così deciso, come quello che mostrarono dopo la perdita di tutti i beni ecclesiastici; dal che nasce il sospetto d'essersi mossi per spirito d'interesse, e di essere impegnatissimi per la ripristinazione della monarchia in Francia, come quella da cui sola possono sperare l'antica loro fortuna.

Per questi riguardi sarà molto difficile, per non dire impossibile, che il governo repubblicano, e segnatamente il Console Bonaparte, vogliano soffrire il ritorno di sì potenti nemici, e la loro pacifica dimora nel cuor della Francia. In qual' altra guisa dunque potrebbe conciliarsi l'affare, se non se con un generoso sagrifizio per parte de' vescovi? Ne hanno pur essi degli esempi nell' ecclesiastica storia, ed è soprattutto insigne quello de' trecento Padri affricani, de' quali ragiona S. Agostino, e che mostraronsi pronti a rinunziare alle loro chiese, cedendole ai ve

scovi Donatisti, acciò tornassero all' unità cattolica. Ma avranno poi i vescovi della Francia tanto disinteresse e tanto zelo,per cui s'inducano facilmente ad imitare i vescovi affricani?

Elezione, e conferma de' nuovi vescovi. S'incontrano in questo articolo le più grandi difficoltà. Bonaparte domanda che si eleggano de' nuovi vescovi dalla potestà che eserciterà nella nazione la sovranità, e che debbano canonicamente esser istituiti, ricevendo la missione e le bolle della Santa Sede.

Oltre che questo diritto di nomina, seguitando le cose nell' attuale sistema, sarebbe estremamente pericoloso, mentre potrebbero esser nominati uomini affatto indegni e forse anco increduli, nè sarebbe facile, pubblicata la nomina, il farla cambiare, costando per lunga esperienza quanta fatica siasi durata in alcuni casi ad ottener ciò da principi cattolici e timorati di Dio, sembra che non possa in conto alcuno aderirsi alla richiesta. È oramai indubitato, che la religione cattolica fu bandita dalla Francia, e, se non altro, è certissimo che quel governo, col proprio fatto e con le tante leggi pubblicate, non la riconosce più per dominante. Ora, siccome quelli i quali esercitano la sovranità non possono godere della nomina a' vescovadi, quante volte non facciano pubblica professione della religione cattolica, apostolica, romana, così non vi è modo di ammettere l'idea di Bonaparte.

Parlano assai chiaro i canoni e le leggi della Chiesa, col non avere giammai riconosciuto negli eretici il diritto di cui si tratta, e con aver anzi disposto espressamente che al delitto dell' eresia vada annessa la privazione d'ogni padronato ecclesiastico '...

Pretenderà forse Bonaparte, che chi esercita nella nazione la sovranità sia per subentrare in tutti i diritti del trono reale di Francia, e per conseguenza anco in quello della nomina ai vescovadi risultante dal concordato di Leone X. Ma quando pur ciò volesse ammettersi, rimarrebbe sempre in vigore la difficoltà proposta, essendo onninamente incapace un eretico, o uno scismatico, di acquistare simile diritto ...

E quando anco volesse supporsi, che coloro i quali eserciteranno la sovranità in Francia siano per acquistare il diritto di

1 Citation du canon « Didicimus »; de Fagnan, de Riganti. Bref de Benoit XIV à l'évêque de Breslau, du 15 mai 1748.

nomina a' vescovadi, insorgerebbe sempre la questione, se potessero farne uso, o se ne fossero decaduti ipso facto per essere di altra comunione, diversa dalla cattolica. Molti autori esigono la previa sentenza declaratoria del giudice, acciò un eretico o scismatico sia formalmente riconosciuto per tale, e venga quindi a perdere ogni padronato ecclesiastico, e i benefizi di cui si trova in possesso. Il cardinale Albizi (De inconst. in fide, cap. 20, num. 13) pretende esser talmente necessaria detta sentenza, che la stessa notorietà del delitto non basti in que' luoghi, ne' quali gli eretici sono tollerati. Altri autori all' opposto escludono la necessità di tal sentenza.

In qualunque aspetto si consideri l'affare, deve conchiudersi, che in nessun modo può mai accordarsi la richiesta nomina; su di che abbiamo ancora recentissimi esempi. Quando negli ultimi tempi l'Inghilterra entrò in possesso della Corsica, si trattarono colla Sa. Me. di Pio VI, alcuni articoli risguardanti la disciplina ecclesiastica in quell' isola. Chiedeva la corte di Londra, fra le altre cose, che il re potesse nominare ai vescovadi. Il Papa rimise l'esame di questa domanda alla congregazione sugli affari di Francia, la quale fu di sentimento negativo. Si rispose, che la Santa Sede non poteva concedere il gius di nomina a' vescovadi ad un sovrano di comunione separata dalla nostra. La corte rimase persuasa, e desistè dalla richiesta'.

Un esempio ancor più recente è quello della Russia. Nella bolla dello stesso Pio VI, data dalla Certosa di Firenze li 17 novembre 1798, in cui vengono confermate l'elezioni dei nuovi vescovi fatte in Moscovia da Mgor Litta come delegato apostolico, non si dice neppure una parola che indichi nomina, o beneplacito della corte, e solo lo stesso Mgor Litta, negli atti fatti per la provvista di quei vescovadi, accennò il gradimento della corte riguardo alle persone de' promovendi alle sedi vescovili...

Escluso pertanto onninamente il diritto di nomina, rimarrà a studiarsi qualche temperamento per conciliare l'affare, ed io lo suggerirò nei progetti da esporsi in fine.

Congrua da assegnarsi ai vescovi. Non è nuova l'idea di Bonaparte circa la pensione da darsi ai vescovi, e questa massima

1 En 1795.

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