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dall' indecisione delle tutt' ora intricatissime negoziazioni di pace, e comprendendosi pur di leggieri, che l'affare che per noi trattar si dee, voglia riservarsi allora che la Francia, composte le cose co' suoi nemici esteriori, goda di una tal qual calma che le lasci luogo a pensare alla propria interna sistemazione, inclinerei a pensare, che non si avesse ella a muovere di costà, ove all'arrivo di questa mia si trovasse ancora in Roma, in sino che non abbia da me un avviso indicante il ripigliamento della trattativa; e ciò a solo fine di non usurparla inutilmente alle non men vantaggiose che gravi applicazioni, cui è costì consacrata, sebbene ricada evidentemente in mio discapito.

Mi dirigerò infallantemente al generale in capo dell' armata francese in Italia, per il di lei passaporto, e per due persone di suo seguito, ed ottenutolo, glielo spedirò incontro nella maniera da lei segnatami. V. S. I. si persuada intanto della continuazione de' sentimenti di perfetta stima, e parziale considerazione, etc.

(Arch. du Vatican).

Spina à Martiniana.

Roma, 6 settembre 1800.

Non avendo questo ministro di Spagna, sig. D. Pietro Labrador, ricevuta da Parigi alcuna commissione relativa al ristabilimento in Francia del pubblico esercizio del culto cattolico, siccome egli sperava, e come già accennai all' Em. V. R. nella mia del 23 scaduto, ed essendo a cuore di Sua Santità che sollecitamente io mi porti in Vercelli, perchè senza ulterior ritardo intraprender si possa la trattativa di un oggetto così importante, nella ventura settimana indispensabilmente mi metterò in viaggio, e sebbene a piccole giornate perchè di vettura, spero non ostante di potermi rendere sollecitamente al mio destino.

Supplicai l'Em. V. R. di procurarmi e trasmettermi a Firenze un passaporto francese. Non so se la mia lettera le sarà giunta in tempo di potermi favorire. In ogni evento, sarebbe una cosa assai utile, se potesse procurare che fosse datomi ordine a chi comanda le frontiere della Toscana verso Modena, perchè pre

sentandosi l'arcivescovo di Corinto con due o tre persone di sua compagnia, fosse lasciato liberamente passare. Il mio viaggio sarà per Firenze, Modena, Piacenza, Voghera, Tortona.

Sospiro ora il momento di poter esser di presenza a manifestare all' Em. V. i sentimenti della profondissima venerazione coi quali mi pregio di rassegnarmi, etc.

(Arch. du Vatican).

Martiniana à Spina.

Vercelli, 10 settembre 1800,

Inaspettatamente, e sul punto venendo io di ricevere un dispaccio per parte del Primo Console dal ministro francese degl' affari esteri Talleyrand delli 4 corrente ', pieno di rispetto e di confidenza nelle superne qualità che si ammirano nella Santità di N. S., io mi affretto di renderne intesa V. S. I., affinchè si allestica con tutta sollecitudine alla partenza, ed a viaggiare non solo sin quà, ma sino a Parigi stesso, dove ella è aspettata quanto prima, credendosi colà che già si trovasse a quest' ora presso di me, e dove sono assicurato che riscontrerà ella sì nella persona del Primo Console, che in quelle che saranno da lui incaricate di trattare, disposizioni veramente conciliatrici, et corrispondenti all' importanza della cosa. Io tengo qui un nuovo passaporto per lei, e pel suo seguito, speditomi dallo stesso ministro Talleyrand, che le sarà da me consegnato nel suo passaggio per questa città, potendosi ella servire sin qui del passaporto da me trasmesso sotto li 6 corrente a Mgor Odescalchi in Firenze. Nell' impazienza pertanto di riverirla personalmente, e comunicarle quelle notizie che dalla bocca del Primo Console io già tengo, passo a confermarle i sentimenti di perfetta stima, etc. (Arch. du Vatican).

808. Antonelli à Spina.

Di casa, 11 settembre 1800.

Io ho ubbidito cogl' annessi fogli al comando di V. S. I. Se

1 Pièce no 51.

Les instructions (pièce 809) soumises ainsi à Spina le 11 septembre, parais

considera la qualità e il merito del lavoro, sono troppo ubbidiente per la prolissità, e poco per la tenuità e scarsezza delle notizie, che ho malamente accorate. Se poi considera la ristrettezza del tempo e la poca salute che mi ha tormentato in questi giorni, ho un solo diritto di chiedere compatimento, e di pretendere alla sua amicizia, perocchè essa sola potrà animarmi ad un lavoro, che ho fatto unicamente per lei, e per corrispondere a quella fiducia, che per una falsa opinione ha V. S. I. in me collocata.

Le compiego ancora un foglio di cifra, che potrà esaminare e apprendere prima della sua partenza da Roma, che sento vicina. Ma se Dio non mi rinvigorisce il capo, poco o nulla io potrò scrivere per difetto materiale di corpo, e per abituale infermità dello spirito.

(Arch. du Vatican).

809.- Premières instructions pour Spina.

[Rome, 15 septembre 1800].

Prima di rispondere ai quesiti proposti, bisogna premettere qualche ipotesi, e prevenire congetturando qual risposta darà il Primo Console francese all' interrogazione, che gli farà il cardinale Martiniana per ciò che riguarda lo stato futuro della religione cattolica in Francia.

Tre, per quanto io so prevedere, possono essere le risposte: 0 che la religione cattolica sarà ripristinata nel suo splendore, e sarà la dominante nella nazione; o che sarà semplicemente tollerata, e posta a livello di tutte le altre; finalmente che sarà una religione privilegiata, e goderà di molte prerogative superiormente alle altre.

Nella prima ipotesi, è ben facile di comprendere ch' è dovere

sent avoir été rédigées, sous la direction du cardinal Antonelli, par M. A. Toni, théologien consulteur de la congrégation (cf. Corr. de Maury, t. I, p. 455). Aux arch. du Vatican, on conserve deux pièces, écrites de la main de Spina, et qui doivent être contemporaines des premières Instructions qu'il a reçues : 1° Progetto per la condotta della trattativa col generale Bonaparte; 20 Pro memoria in replica alle proposizioni fatte dal generale Bonaparte... Ces deux pièces ne contiennent au fond que l'analyse ou le commentaire du Votum de Di Pietro et des Instructions du 15 septembre,

della Sede Apostolica di usare le maggiori facilitazioni, e di allargare la mano colla più estesa liberalità, come ne abbiamo l'esempio in Inghilterra nelle legazioni dei due cardinali Polo e Campeggi, sotto Giulio III e Paolo II. Ma chi avrà speranza sì vasta non che a lusingarsi, ma nè tampoco a pensare, che in questi tempi si torbidi, e nella corruzione delle massime e del costume, possa piantarsi in Parigi lo stendardo della fede e della religione, e fiaccarsi l'orgoglio di tanti superbi filosofi, che governano la Francia ? Il male si è fatto in pochi anni; ma era preparato da più decadi e lustri, e per rifabbricare l' edificio del santuario gettato a terra, vi vogliono secoli.

Che se all' opposto si verificasse la seconda, e non altra si concedesse ai cattolici se non la tolleranza del culto, come si tollera il pagano, l'ateo, il deista, il giudeo, e tutte le altre sette eterodosse, mi sembra che poco allora vi resti per convenire in un trattato. Bisogna accettare quello che danno, e soffrire la persecuzione e l' aggravio che ei vogliono imporre. Confesso però ingenuamente, che il cuore non mi presagisce tanta sciagura. Sebbene la Francia siasi meritata l'ira di Dio, e sopra di essa specialmente siasi scaricato il maggior flagello del divino furore, col privarla del maggiore di tutti i doni, qual' è il dono della fede, con tutto ciò evvi ancora in quel regno un numero grande di cattolici, e le loro preci s' innalzeranno al cospetto dell' Altissimo in odore di soavità, impetreranno da Dio qualche misericordia sopra i loro fratelli traviati, e le ceneri di Pio VI, che per inscrutabile consiglio e provvidenza divina sono rismaste in quel suolo, saranno quel sanguis martyrum, ch'è anche semen christianorum.

Nella terza ipotesi finalmente, di restituire in Francia la religione cattolica più di tutte le altre favorita e privilegiata dalla nazione, allora sicuramente si fa luogo ad un trattato. Questa terza ipotesi a me sembra, che debba realizzarsi più delle altre due 1° Perchè il Primo Console non avrebbe fatto col cardinale di Martiniana il noto discorso, con cui ha aperta la via ad un trattato col Sommo Pontefice, se facesse eguale stima del cattolico e del giudeo; 2° Non si sarebbe avvanzato a chiedere il ristabilimento dei vescovi e delle diocesi, ciocchè dimostra di voler accordare alla Chiesa cattolica romana il diritto della sua

gerarchia; 3° Molto meno avrebbe acconsentito, che si spedissero in Roma le bolle de' vescovati, e che ricevessero i vescovi l'istituzione e la missione della Sede Apostolica, se non avesse in cuore la conservazione della primazia del romano pontefice; 4° La ricupera de' fondi delle chiese non si promette, è vero, dal Primo Console; ma non si nega alle chiese il diritto di possedere; e perchè « riuscirebbe impossibile la rivendicazione de' beni che possedeva il clero, e si getterebbe la nazione intera in nuovi sconvolgimenti », si promette, che a tempi migliori si potranno fissare de' fondi stabili di ciascun vescovato; 5' Si promette inoltre una «< pensione interinale da pagarsi dalle finanze nazionali di dieci, o undici mila lire per ciascun vescovo » ; e questo è un nuovo argomento per credere, che la religione cattolica sarà più di tutte le altre rispettata e venerata in Francia: perocchè se dalle finanze nazionali si tira la pensione da pagarsi ai soli vescovi cattolici, e non ai ministri delle altre sette, egli è questo un argomento convincentissimo, che la nazione riconosce ne' vescovi cattolici i veri, i legittimi pastori delle anime, e i ministri di una religione divina, o almeno la più adattata e la più conveniente al governo politico e all' indole de' Francesi.

Fissato questo punto, che dalle premesse ragioni mi pare quasi certo e sicuro (almeno che non si debba temere che in queste promesse del Primo Console vi sia della frode, e della mala fede per tradir noi e per ingannare i Francesi cattolici). vengo ora a rispondere ai quesiti propositi.

QUESITO I

Nell' ipotesi, che dal Primo Console Bonaparte, alla memoria da trasmettersi dall' Emo di Martiniana, si risponda esser egli disposto a ristabilire in Francia la religione cattolica come nazionale e dominante, ma chieda nel tempo istesso una precisa risposta alle proposizioni già fatte, si domanda qual contegno si debba allora tenere nel rispondere.

Rispondo al primo, che non mi lusingo, come dissi, di tanta generosità del Primo Console; ma se mai così disponesse la Divina misericordia, non sarà difficile all' ablegato di dare una risposta alle proposizioni fatte dall' istesso Primo Console al cardinale di Martiniana. Si trattò di ciascuno di essi nella prima

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