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governo professa un' altra religione, non dico che sarà impossibile, ma più difficile di cavarne partito soddisfacente ad ambe le parti. Tutto dipenderà dal maggiore o minor favore, che si accorderà alla religione cattolica romana. Evvi bensì da avvertire, che se questa riduzione dee farsi sul modello della famosa costituzione civile del clero, da cui furono poste a soqquadro, soppresse, estinte, divise, e suddivise provincie e diocesi, metropoli e città, e la costituzione ecclesiastica della Francia fu riformata e ridotta agli stessi termini della costituzione civile, avrebbe Sua Santità molta ragione di ripugnare per aderire ad un piano, che fu formato per abolire la cattolica religione in Francia, e che da Pio VI, suo predecessore, fu dichiarato l'origine di tutti i mali di quel regno, e la stessa radice dell' eresia e dello scisma. E presso il Bianchi « Della civile polizia della Chiesa » possono riscontrarsi le solide ragioni, per cui la Sede Apostolica ha resistita agl' Imperatori, per non variare la costituzione delle provincie ecclesiastiche a norma della sempre varia, incerta, instabile costituzione degl' imperi. Se all' opposto si tratterà di buona fede, e si domanderà di riunire in una varie piccole diocesi, non sarà alieno il Santo Padre dall' acconsentirvi.

VI. — Previene il Primo Console, che non può ora farsi la restituzione de' beni fondi, di cui sono state spogliate le chiese, e il clero di Francia. Si disse nella congregazione, che bisognava mostrare disinteresse e generosità. Ciò è vero; ma non per questo si dee rinunziare o al diritto di possedere de' nuovi fondi, o a quello di ricuperare gli antichi. Intorno al primo, lo stesso Primo Console vi consente, promettendo a tempo migliore di assegnare a ciascun vescovo la sua dote in stabili. Vi è più: è assai ragionevole di chiedere, che le chiese e altri luoghi pii possano conseguire, o per testamento o per donazione, legati, eredità, sovvenzioni, e altre simili liberalità, come appunto ora accade nei regni Britannici, ove quella corte e quel parlamento ha permesso ai cattolici di possedere de' fondi acquistati per tali mezzi. Intorno al secondo, si asterranno sicuramente gli ecclesiastici dal muover liti e dall' intentare azioni per rivendicare i fondi alienati; ma non potrà loro esser vietato di ricuperare quei, che un possessore di mala fede, stimolato dai rimorsi della propria coscienza, è pronto a restituire. Non meneranno ru

more, non fulmineranno monitori e censure contro i detentori di tali beni; ma interrogati non potranno non insegnare la sana dottrina, che res clamat ad dominum; che non remittitur peccatum, nisi restituatur ablatum. Potrà anzi il clero esser intercessore presso la Santa Sede, affinchè colla sua autorità provveda alle coscienze più scrupolose, e ridoni la tranquillità a quelle famiglie, le quali o possedono con una certa buona fede, o se fossero spogliate di quel che possedono si ridurrebbero ad una estrema miseria e povertà. Poco si curerà il temporale con tutti quei, che di vero cuore bramano la loro salute spirituale, e potranno su questo argomento vedersi le due lettere di Benedetto XIV a Mgor Cercari, segretario di Propaganda; la prima t. 3, Bollar. p. 452, la seconda t. 4, p. 201 dell' edizione romana.

VII. Non potendosi assegnare de' fondi stabili per dote dei vescovi, propone il Primo Console di dare a ciascuno interinalmente un' annua pensione, da pagarsi dalle finanze nazionali, di due mila e cinque cento scudi per ciascuno. Fu presa ad esaminare in congregazione questa offerta, e la maggior parte de' suffragi inclinò per rigettarla. Vero è bensì, che non ne fu fatta un'indagine seria e fondata. La massima adottata di non creare de' vescovi salariati, i quali prestino il loro servigio spirituale nella direzione delle anime per la mercede temporale di alcuni scudi, è santa, canonica, e incontrastabile. Molto più, se questa mercede dovesse essere stabile e perpetua; se dovesse sostituirsi alla dote stabile de' fondi, quasi che la Chiesa fosse incapace a possederli; e se finalmente nelle circostanze del caso nostro vi fossero i fondi delle chiese, e anzicchè restituirli ad esse, se non ne volesse impossessare la potestà secolare e pagare in vece delle pensioni. Ma queste gravissime circostanze non concorrono nel caso nostro; anzi, come già di sopra avvertii, si protesta il Primo Console, che la rivendicazione de' fondi alienati competerebbe alle chiese, ma è ineseguibile per lo sconcerto che ne deriverebbe tra la nazione; che la pensione da lui offerta dee servire per una congrua interinale; che a suo tempo si procurerà di assegnarla in fondi stabili. Mi sembra dunque, che premesse queste condizioni, non si venga a vulnerare la predetta santissima massima di non tenere de' vescovi salariati. Ed in vero, debbono i vescovi avere una congrua alimentare, anzi è di diritto divino,

che il pastore mangi del latte, e si vesta della lana delle sue pecore. In Francia non vi sono più de' fondi stabili; le decime sono state con decreto dell' Assemblea tolte ed abrogate; il ricuperare i fondi, e il riassoggettare i popoli al pagamento delle decime non solamente produrrebbe del disordine nella nazione, ma impedirebbe ancora il ristabilimento e il progresso della cattolica religione. Se vogliamo dunque esser generosi e disinteressati, non tocchiamo per ora questi tasti, e senza rinunziare al diritto, facciamo vedere a tutto il mondo, che non quærimus quæ nostra sunt, sed quæ Jesu Christi.

Dall' altra parte io ripeto, che i vescovi debbono alimentarsi. Ammetto, che vi sarà il concorso delle limosine de' fedeli ; ma non mi lusingo, che sarà molto abbondante, perrochè i buoni cattolici della Francia o sono emigrati, o sono spogliati delle loro facoltà, e vivono in estrema miseria. Possono dunque queste limosine o esser incerte, o assai tenui; e le spese all' opposto dei vescovi saranno vistose, perocchè oltre il proprio mantenimento, dovranno pensare al risarcimento delle chiese, alle sacre suppellettili, allo stipendio de' parrochi, de' vicari, degl' inservienti alle chiese. Lo stipendio, il salario allora soltanto è disonorevole in un ecclesiastico ministro, quando o ha altronde da vivere, o serve a solo intuito della mercede, o prostituisce il ministero ai voleri e all' impero di chi paga il soldo. In quei tempi, ne' quali la Chiesa non avea diviso i fondi in benefizi, ogni clerico, ed ogni prete viveva dalla comune massa delle limosine de' fedeli, e dalle rendite de' comuni fondi del patrimonio diocesano, secondo la distribuzione che ne faceva il vescovo. In qualche guisa dunque erano salariati; ma di un salario decente, e dipendente dal vescovo. Anche a di nostri, vi sono de' vescovi e de' preti salariati. I vescovi della Cina e delle Indie Orientali, di regia nomina del Portogallo, sono salariati da quella corte con una pensione annua. I Re Cristianissimi pagavano al vicario apostolico di Costantinopoli, e ai vescovi del Levante un' annua somma per loro sussidio, e ora si paga dalla corte di Vienna. Il re d'Inghilterra ha recentemente costituito dal suo erario un assegnamento ai vicari apostolici, e a tutti i missionari della Scozia. Io dunque mi appligierei al consiglio evangelico : « Manducate quæ apponuntur vobis. » Non domanderei per condizione del

trattato da intavolarsi col Primo Console, che si fissi una pensione pecuniaria per i vescovi, nè tampoco ne ricuserei l'offerta, e lascerei, che ciascun vescovo la esigesse, o la ricusasse secondo il suo arbitrio, e secondo i particolari bisogni della sua diocesi. E qui cade in acconcio di rammentare il riflesso, che di sopra accennai, che lo stipendio pagato dalla nazione ai soli vescovi cattolici è un segno e una manifestazione pubblica, che il governo, e la nazione riconosce la religione cattolica per la dominante, o almeno per la privilegiata, e per la più protetta e rispettata nella Francia.

Io mi son diffuso più del bisogno nella risposta a questo primo quesito, ma ho voluto riepilogare tutte le proposizioni fatte dal Primo Console al cardinale di Martiniana, come si domandava nel quesito. Dovevo dunque parlare di ciascuno, dovevo riferire qual fu il sentimento della congregazione; e se in ossequio di questo dovevo poi astenermi dal manifestare il mio, come il più debole e meschino, ciò non ostante ho creduto, che in una istruzione da privato a privato mi fosse lecito di dire il mio qua. lunque parere.

QUESITO II.

Nell' ipotesi, che il Primo Console risponda che la religione cattolica sarà solamente tollerata, o non dia su di ciò alcuna risposta, ma chieda precisamente che si replichi alle proposizioni già da esso esternate, si chiede quale in tal caso debba essere la replica.

Sembrami di avere fin da principio prevenuta la risposta a questo quesito. Dissi, che se il Primo Console non ci desse altra speranza, se non quella di tollerare la religione cattolica come le altre sette, non vi era più luogo a trattato alcuno, e che bisognava accettare come un dono tutte le condiscendenze che avesse il governo francese verso i cattolici. Qui però soggiungo, che potrebbe l'ablegato intromettere qualche discorso per sapere quali limiti, e qual' estensione avrà questa tolleranza. Nella Cina si tollera la religione cattolica, ma nella sola capitale di Pekino, ove vi sono chiese, vescovo, e sacerdoti: non così nell' impero, ove il culto cattolico è proibito sotto pena della vita de' missionari, e della persecuzione contro i cattolici. In tutta la Germania

soggetta a principi eterodossi, nell' impero della Russia, nella Danimarca, nella Svezia, o vi sono vescovi, o vi sono vicari apostolici; e in alcuni luoghi vi sono chiese pubbliche, come in Berlino, Stocolma e Pietroburgo, in altri nò. In Olanda è numerosissimo il cattolicismo: vi sono molti arcipreti, parrochi; vi sono delle larghe oblazioni de' fedeli; vi sono chiese, che sebbene non ne abbiano al di fuori l'apparenza, nell' interno hanno l'istessa decenza ed ornato che quelle d'Italia. Ne' regni Britannici, ma soprammodo in Irlanda fiorisce la religione cattolica, sotto la presidenza de' vescovi, come si è accennato di sopra. In somma, per dir tutto in una parola, fuori che ne' regni pagani, in tutti gli altri domini di qualunque principe, sebben diviso di comunione colla Chiesa romana, il culto cattolico è permesso liberamente; il Papa vi esercita i diritti del suo primato; nè si sono mai sentiti, nè si sentono gli orrori della persecuzione, che ha sofferto in questi ultimi tempi la religione cattolica in Francia. Modelli il governo francese sull' esempio di qualunque degl' indicati domini le sue concessioni a prò della religione cattolica, de' suoi ministri, e de' suoi seguaci, migliorerà sempre la nostra condizione, avremo a esser grati al benefizio, dovremo chiedere e sperare ulteriori grazie, dovremo abbandonarsi a quel Dio che qui cœpit opus bonum, ipse perficiet.

Si domanda inoltre in questo secondo quesito, se ricusando il Primo Console di dar risposta al cardinale di Martiniana sull' interrogazione fattagli circa lo stato futuro della religione in Francia, e insistendo affinchè si dia prima sfogo alle sue proposizioni, cosa gli si debba replicare.

Io non posso mai supporre questa risposta del Primo Console, seppur ha qualche principio di buona fede; ma quando, ancora fermo nel suo silenzio, volesse prima aver risposta alle proposizioni da lui fatte, gli tornerei a dire quello, che gli è stato detto, che la risposta del Papa ai particolari punti da lui proposti dipende da quel principio; che il Papa non può rispondere, se prima non sa qual sarà lo stato della religione in Francia; che da questa nozione misurar si debbono le risposte; e che il Papa sarà tanto più condiscendente, quanto più ampio e generoso sarà il favore che si accorderà alla religione cattolica romana dal governo francese.

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