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scorso con quelle parole « Ecce ego vobiscum sum omnibus diebus usque ad consummationem sæculi. » Vi sono però, e vi saranno de' ribelli e contumaci a questa podestà de' vescovi. È stato forse difettoso e manchevole il nostro divino Istitutore nella formazione della sua Chiesa, negando ai vescovi ogni potere per contenere le pecorelle disubbidienti alla voce del pastore, per ricondurre le traviate all' ovile? Nò certamente. La potestà delle censure essa pure deriva del gius divino, e la coercizione ancora temporale, almeno con penitenze salutari, è una parte inseparabile della giurisdizione ecclesiastica: « Jurisdictio illa nullius videtur esse momenti, si coercitionem aliquam non haberet » (Cap. pastorali de off. et potest. judicis delegati). Ma i soli vescovi non bastano ; i preti, i diaconi sono essi pure una parte dell' ecclesiastica gerarchia; e dopo questi vengono tutti gli altri ministri inferiori. Questi sacerdoti e questi ministri, siccome i vescovi ed i pastori, mancano, perchè sono essi mortali come tutti gli altri uomini. Si richiede dunque : la successione de' vescovi, e questa apparterrà al Papa nel modo che verrà stabilito ; la successione dei sacerdoti e degli altri ministri, e questa apparterrà ai vescovi, perchè loro appartiene per diritto divino.

Ed ecco un altro argomento, che potrà esser materia da trat tarsi ne' congressi di Vercelli. Istruzione, amministrazione dei sacramenti, censure, coèrcizione, ordinazione, sono tutti diritti divini di un vescovo, senza i quali non può egli eseguire il suo pastorale ministero. Se in Francia si vogliono i vescovi, se si vogliono le pecorelle ubbidienti al pastore, se si vuole una gerarchia, se si vuole una chiesa cattolica, bisogna anche volere tutte. quelle prerogative, e bisogna accordarle tutti que' diritti senza de' quali non può sussistere. Così salva, etc.

Dalla udienza di N. S., a dì 15 settembre 1800. Sua Santità ha approvate queste istruzioni.

(Arch. du Vatican).

810.

E. card. Consalvi.

Projet de lettre de Martiniana au P. Consul.

[Rome, 15 septembre 1800].

Onorato della commissione la più propria del mio sacro ministero, e la più grata al mio cuore, qual' è quella di esser l'organo

ed il mezzo della trattativa della sistemazione delle cose ecclesiastiche della Francia, e della sua riconciliazione con il centro della religione, io provo in oggi la più viva compiacenza di potervi annunziare, cittadino Console, che la persona di confidenza che Sua Santità dovea inviarmi, per assistermi nella trattativa, e manifestarmi con più facilità i suoi sentimenti in risposta a quelli da me esternatigli su tale oggetto per vostra commissione, è giunta in questa città il giorno... del corrente mese.

Questa persona è Mgor Spina, arcivescovo di Corinto, a voi non ignoto per avere ovuto l'onore di abboccarsi con voi, quando passaste per Valenza, dove egli avea seguito il glorioso pontefice Pio VI, di santa memoria, Nella scelta di questa persona, delle di cui qualità il Santo Padre ha la più vantaggiosa opinione, ha egli creduto di darvi una riprova del vivo desiderio, che nudre perchè la trattativa abbia il più felice compimento.

Questo prelato, che ha dovuto alquanto trattenersi in Roma, non solo per le insinuazioni del ministro di S. M. Cattolica, che disse dovergli giungere da Parigi delle commissioni relative all' intento (le quali però non gli sono mai giunte), ma ancora perchè il Santo Padre potesse maturare nella sua ponderazione le risoluzioni, che le leggi della Chiesa, non meno che il suo desiderio di cooperare efficacemente al ristabilimento in Francia del cattolicismo gli hanno suggerito, mi ha ora manifestate con precisione le disposizioni, nelle quali è il Santo Padre relativamente a così grande e importante oggetto.

Quattro sono gli articoli, che voi, cittadino Console, mi commetteste di proporre a Sua Santità, cioè il dare nuovi vescovi alle chiese di Francia, escludendone gli emigrati; il diminuire il numero delle diocesi ; il rilasciare alla nazione i beni ecclesiastici tolti al clero dalla Rivoluzione, proponendovi però di assegnargli per ora delle pensioni di undici in dodici mila lire, finchè gli si possa assegnare un qualche fondo stabile; e, per fine, la nomina dei vescovadi da esercitarsi da chi rappresenta in Francia la podestà sovrana. Questi articoli io esposi al Santo Padre nella mia lettera, facendogli intendere che per gli altri oggetti pur necessari a conciliarsi, si converrebbe poi più facilmente, quando fossero stati combinati questi primi.

Il prelato inviatomi da Sua Santità avendomi ora portate le

sue risposte sopra ciascheduno di essi, mi accingo ad annunziarvele con questa mia rispettosa lettera.

E incominciando dall' articolo toccante i beni delle chiese di Francia, mi ha fatto dire la Sua Santità, che per quanto gli siano a cuore anche i temporali interessi del clero, considerandoli sommamente connessi col vantaggio della stessa religione (il che non può sfuggire alla vostra penetrazione medesima), e trattandosi di beni dedicati a Dio, pure qualora la religione cattolica. sia in Francia quella della nazione, il suo cuore è determinato a fare su questo oggetto tutti quei sacrifici, che la sua pastorale sollecitudine gli potrà additare per il bene della religione medesima. Osserva il Santo Padre ciò che io gli feci rilevare, cioè che il volere la rivendicazione di detti beni, togliendoli ai presenti possessori, turberebbe la tranquillità della Francia, e getterebbe la nazione intera in nuovi sconvolgimenti; e questo stesso formerebbe un grande ostacolo al ristabilimento della religione, che è il primo pensiero, e il più importante scopo delle cure di Sua Beatitudine.

Interessandosi dunque il Santo Padre alla pace e alla tranquillità della Francia, e desiderando che vi si tolgano più che si possa gli impedimenti al ristabilimento del cattolicismo, si presterà volentieri, per quanto gli sarà possibile, al conseguimento di questo oggetto. Egli riposa, rapporto all' avvenire, nella disposizione che gli si manifesta, di provvedere cioè, subito che le circostanze della Francia lo permetteranno, al sostentamento del clero con assegnargli dei fondi stabili, e si ripromette dalla equità della nazione e del suo primo rappresentante, una adeguata misura, in cui tali fondi gli vengano assegnati, persuaso che come la vostra penetrazione riconosce già quanto sarebbe assurdo che il clero fosse stabilmente salariato con eventuali pensioni, egualmente conoscerà essere interesse dello Stato medesimo, che il clero abbia un sostentamento che sia proporzionato alla decenza del culto di cui è ministro, e sufficiente a potersi prestare in qualche modo a quei soccorsi, che la indigenza attende da chi ha l'ufficio di suo pastore e padre. Queste stesse ragioni fanno sperare al Santo Padre, che anche la congrua interinale, che le imperiose circostanze obbligheranno per ora la Francia a somministrare al clero, fino all' epoca

che gli si possano fissare dei fondi stabili, non sia modica a segno che i due indicati oggetti ne risentano detrimento.

Quanto al punto di diminuire nella Francia il numero dei vescovadi, molti dei quali sono già vacanti, anche in questo il Santo Padre, praticate le diligenze prescritte e costantemente usate dalla Santa Sede in simili contingenze, si presterà con la possibile condiscendenza; nella persuasione che si procurerà di evitare che una troppo grande ristrettezza del numero renda le nuove diocesi talmente vaste, che per la cura pastorale delle anime ne risenta danno la religione. Quindi si potrebbe formare un piano, che venisse a conciliare le viste del governo con questo sacro dovere, e si troverà la possibile indulgenza nella Santità Sua.

Passando al punto dei vescovi, quanta soddisfazione prova Sua Santità nel sentire che « non si vuole nemmeno udir parlare degli intrusi », altrettanto, con quella lealtà e candore che è suo proprio e di cui intende dare una riprova nell' intraprendere questa trattativa, è nella necessità di esporre alla considerazione del Primo Console, quale e quanto riguardo dal canto suo debba avere al rispettabile corpo dei legittimi vescovi delle chiese di Francia, così benemeriti della religione, e che richiamarono sopra di sè il generale interessamento di tutto il mondo cattolico. Il ritrovarsi in tal corpo soggetti rispettabili per dottrina e per virtù; la venerazione che gli stessi popoli della Francia conservano per essi, risguardandoli per i loro pastori legittimi, renduti dai disagi sofferti anche più meritevoli della loro stima ed affezione (il che forse farebbe agli stessi popoli soffrire di mal animo di vedersi privare per sempre della loro paterna presidenza); la difficoltà quasi insuperabile di indurre un numero sì grande di essi vescovi a quella cessione, che potrebbe legittimare i nuovi pastori che si dassero alle loro gregge; tutte queste ed altre considerazioni fanno lusingare il Santo Padre che il Primo Console vorrà rimovere gli ostacoli, che si prepongono alla loro riammissione. Non dubita il Santo Padre, che animati essi dal vero spirito del cristianesimo, e grati alla fiducia che si mostrasse di avere nella loro religione e nel sacro adempimento de' loro doveri, non darebbero cagione al governo medesimo di dolersi della sua condiscendenza a loro riguardo. Osserva con sua

consolazione il Santo Padre, che nella stessa querela che fa di essi il Primo Console, nel supporre che decampassero dalla Francia, non per solo zelo di religione, ma per interessi e mire temporali, non li comprende tutti, ma bene una parte di essi; onde quando questa opinione non possa esser dileguata (di che però il Santo Padre ha la più fondata fiducia), potrà pur combinarsi una qualche conciliazione su questo oggetto.

Finalmente, quanto alla nomina dei vescovi da farsi, come si propone, dalla podestà che eserciterà nella nazione la sovranità, Sua Santità riflette, che siccome questo articolo non può che derivare dallo stabilimento che la religione cattolica sia dichiarata la religione del governo e della nazione, così non può non rimettersi a quella epoca felice, in cui le mire che il Santo Padre è persuaso avere il Primo Console su tale oggetto, 'si veggano ridotte al bramato effetto. Aspetterà dunque Sua Santità quegli schiarimenti, che dal Primo Console gli si daranno su questo punto.

Questo è quanto mi ha fatto significare Sua Beatitudine, in risposta alle proposizioni da me fattegli per vostra parte, cittadino Console. Mi ha ben anche fatto intendere il prelato, in nome del Santo Padre, che oltre le cose esposte, ve ne sono pur altre degne di seria riflessione, e che nella sistemazione delle cose ecclesiastiche in Francia, nella sua riconciliazione con il centro del cattolicismo, non possono esser trascurate senza danno della religione, e senza che la Santità Sua manchi a quei sacri doveri, che gli impone il suo apostolico ministero. Nella trattativa che se ne dovrà intraprendere, Sua Beatitudine assicura, che quanto è risoluta di mantenere illeso il deposito della fede, e conservare intatti i legami che uniscono i fedeli al centro del cristianesimo, altrettanto è determinata ad usare nel rimanente la possibile indulgenza, pel conseguimento di questa riconciliazione,così vantaggiosa alla religione ed al bene stesso della Francia, e che forma i più ardenti voti del suo cuore, essendo disposta a dare al mondo tutto un luminoso attestato dell' impegno vivissimo, che nudre per la salvezza di tutti i fedeli e per la felicità particolare della nazione francese. Sua Santità si ripromette dal Primo Console una piena corrispondenza a queste sue mire, e che anzi egli sarà per porre in opera quelle più efficaci misure, che siano atte a condurre a felice termine i comuni desideri.

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