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darne qualcuna, e la difficoltà stessa di darla he somministra una più ampia materia. E primieramente, dovrà egli profittare del tempo che si trattiene in Vercelli, e dell' altro che impiegherà nel viaggio, e molto più nella dimora che farà in Parigi, per istruirsi di tutte quelle nozioni che noi non abbiamo, e per regolare la sua condotta. Secondo lo che o vedrà facendo, ö potrà concepire fondate speranze di un esito felice e compito della sua missione, sarà anche più facile nella prima apertura del trattato. Ma se, all' opposto, potrà sospettare che sotto il manto di religione si volesse gettare polvere sugli occhi de' buoni Francesi (il che non vuole credersi), si terrà in riserva, e non farà neppure trasparire quelle condiscendenze, e quelli sacrifici che a norma della prima istruzione si è dichiarato Sua Santità di essere disposto a fare, ogni qual volta recar si possa un sodo è largo vantaggio alla religione e ai cattolici della Francia.

Avvertenze preliminari.

Ha Mgor arcivescovo di Corinto attività, destrezza, e esperienza nel trattare i grandi affari, e perciò avrà già preveduto quanto debbano esser misurati e prudenti i suoi discorsi. Molti occhi saranno fissi sopra di lui, e tutti per un diverso e contrario interesse. I giacobini gli faranno guerra, ed i filosofi non lasceranno di dar risalto alla solita calunnia, che il culto cattolico è una superstizione. I vescovi costituzionali gli saranno attorno per carpire qualche atto, o qualche parola a sostenimento della chimerica loro comunione col Papa; i maligni, ed i nemici della Sante Sede spacceranno le false accuse di ambizione, di interesse, di dominazione universale, con cui cercono di screditare il pontificato romano. A tutti costoro un contegno franco, libero, generoso, e leale deve imporre silenzio. Si usi con tutti quel tratto civile che detta l'urbanità, ma non si ammettano costoro a verun discorso; e specialmente coi vescovi costituzionali, coi prelati apostati, coi preti intrusi o giurati non si venga mai a veruna trattativa, se non quando dassero prove lunghe, vere, e costanti, e pubbliche di un sincero ravvedi

mento.

Vi saranno anche i buoni, i quali terranno gli occhi aperti sul contegno del commissionato apostolico. I ministri delle corti

estere, e specialmente quelli che sono in guerra con la Francia, vedranno di mal occhio, che il Papa abbia mandato uno suo commissionato a Parigi. Colla lettera, citata da principio, che Sua Santità ha comandato al cardinale Martiniana di scrivere al ministro degli affari stranieri di Parigi, e di cui dovrà il commissionato ritenersi una copia, potrà smentire questo sospetto delle corti straniere. Potrà pur dichiarare che esso non è ministro; ricuserà qualunque onore, che in questa qualità gli si offerisse da chi ha le redini del governo in Francia; si assenterà dai circoli diplomatici; fuggirà ogni etichetta ministeriale, e si protesterà che egli non è stato invitato a Parigi, se non per trattare degli affari spirituali della religione, a cui il Santo Padre, come pastore universale della Chiesa, non poteva ricusarsi. Saprà poi, a tempo e luogo, mostrare una certa confidenza con quei ministri, che vedrà essere di buona fede impegnati nel buon esito della sua missione, e specialmente col ministro di Spagna, e dell' Imperatore se mai ricapitasse dopo la conclusione della pace tra il suo sovrano e la Francia. E, a questo proposito, si partecipa ancora al commissionato, che non si è lasciato di dimostrare ai ministri esteri qui residenti la necessità, in cui si è trovato il Santo Padre, di non ricusare la richiesta missione a Parigi di un suo commissionato; e alla forza delle ragioni loro manifestate dal cardinale segretario di stato ne sono rimasti convinti.

Un più grave imbarazzo gli darà quella vigilanza che si terrà sopra di lui dai ministri dell' attual governo, dagli amici di Luigi XVIII, e dai vescovi medesimi. Non può dubitarsi che l'attual governo francese tripudierà e trionferà di vedere nella capitale della Francia un commissionato del Papa. Quantunque ingenue si voglian supporre le sue mire per lo ristabilimento della religione cattolica, ciò non ostante saprà tirar partito da questa missione per far vedere in faccia del mondo, che il Papa è in piena concordia colla Repubblica francese, che ne riconosce pienamente la sovranità, e che è disposto a formar con essa un trattato per troncare le insorte differenze. Questo trionfo, e questo tripudio dell' attual governo francese darà una gelosia enorme a Luigi XVIII; e le persone sue benevole che tiene a Parigi, e da cui ha riscontro delle più minute cose', o per igno1 Voir t. I, p. 101, note 4.

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ranza, o per malignità l'avveleneranno ed esacerberanno. I vescovi francesi saranno anche pieni di sospetto, che si assuma un trattato sugli affari di religione in Francia senza loro intesa, e come sono per natura attaccatissimi alla loro giurisdizione, tutti ne concepiranno qualche amarezza; ma quelli che sono poco affezionati alla Santa Sede, ed imbevuti delle loro massime gallicane, ne avranno anche forse del disgusto. È bene scabroso come condursi in una via così tortuosa, in cui da ogni parte si incontrano tronchi e spine, che attraversano il cammino. Primieramente, la grazia di Dio, implorata colle orazioni del Santo Padre e con qualche particolare preghiera, aprirà il cammino al commissionato apostolico in un sentiero così difficile. In secondo, la verità, la sincerità, la buona fede e l'officiosità faranno strada al commissionato per schermirsi da tanti pericoli. Finalmente, in tutte le sue parole, e in tutte le sue azioni, procuri sempre di evitare per quanto gli sarà possibile, e specialmente in iscritto, di fare atti da cui risultasse una solenne e formale ricognizione della Repubblica francese. Fino a tanto che si tratta di affari spirituali di religione, non possono mischiarvisi le dispute politiche di principati e di governi. Il commissionato è incaricato di quelli, e non di queste; e la Sede Apostolica nel rovesciamento de' troni, e nel cambiamento de' regni, ha per massima di cercar sempre il bene della religione. Non pronunzia, nè decide delle ragioni dei regnanti, nè della legalità delle repubbliche, ma tratta con chiunque ha il possesso e la forza del comando, la quale tanto può contribuire alla felicità spirituale de' popoli. E la salute spirituale de' popoli prevale in lei sopra qualunque riflesso alla temporalità de' regnanti, de' quali rispetta i diritti ma non li decide, forma voti per la pace e quiete comune, e solo si occupa, che nel perturbamento politico de' troni, non ne soffra detrimento la fede, e la religione de' sudditi. Con questa massima, che, se vi fosse tempo, si potrebbe giustificare dagli esempi più luminosi de' Sommi Pontefici antichi e recenti, vada innanzi nel trattato, e con lo scudo di essa si munisca non meno contro i ministri della Repubblica, che volessero estorcere da lui qualche atto non competente all' oggetto della sua missione, ma ancora contro gli affezionati a Luigi XVIII, i quali prenderanno ombra, sebbene irragionevole, contro la sua missione medesima.

Due altri commissionati pontifici hanno trattato con la Repubblica francese, il sig. conte Pieracchi in Parigi, Mgor Caleppi in Firenze; e il marchese Massimi ha risieduto pure a Parigi per fin col carattere di ministro della Santa Sede. Eppure una principal parte delle loro incombenze erano gli affari temporali dello Stato ecclesiastico. Non se ne dolse, nè se ne querelò Luigi XVIII col Pontefice Pio VI di gloriosa memoria: a torto dunque se ne dolerebbe col Pontefice suo successore, il quale non ha mandato a Parigi un suo commissionato, se non perchè ne è stato eccitato, ed invitato dallo stesso Primo Console francese; e l'unico oggetto di questa missione non è che la restituzione della religione cattolica in Francia, che lo stesso Console ha proposta al Santo Padre.

Non lasceranno di dar noia e brighe al commissionato i vescovi, e altri ecclesiastici cattolici o sparsi nel regno, o dispersi nelle varie provincie dell' Europa. Tutti i vescovi, come qui sopra si è accennato, saranno se non in apprensione, almeno in curiosità di un trattato, che si è assunto a Parigi senza loro intelligenza, e vorranno sapere su quali traccie sia incominciato, se prosegue e si può forse condurre al suo termine. Il Santo Padre, per il riguardo che giustamente ha per essi, ha fatto già pervenire un cenno a vari vescovi più vicini, i quali naturalmente passeranno la notizia ai più lontani, dell' apertura di questo trattato, che doveva maneggiarsi in Vercelli; ma non ha creduto opportuno nel momento di informarli in dettaglio delle preliminari proposizioni, fatte dal Primo Console al sig. cardinale di Martiniana, nè della successiva missione di Mgor arcivescovo di Corinto a Parigi, la quale si pubblicherà dai pubblici fogli. Ha il Santo Padre tutta la stima de' vescovi di Francia, li ama teneramente, e non brama se non di difendere le loro prerogative, e restituirli, se sia possibile, alle loro sedi episcopali. Ma non può con essi tenere un carteggio, informarli, e ricever da loro consiglio e lumi come condursi in una negoziazione così intralciata. La difficoltà di uno spedito passaggio delle lettere, la lontananza, la varietà de' sentimenti, l'indole, e il diverso carattere de' vescovi

Voir p. 291, note 1.

Le bref du 13 septembre (pièce n° 46).

stessi frappone un impedimento insuperabile a questo commercio di lettere, e a questa reciproca comunicazione di sentimenti. Se dunque il commissionato sarà interrogato da taluno de' vescovi per sapere di che si tratta, come si tratta, e quali siano gli andamenti del trattato, risponda che egli non può entrar con veruno in questo dettaglio, perchè Sua Santità ha riservato a sè medesimo di comunicare ai vescovi ciò che sarà opportuno di far giungere a loro notizia, e perchè inoltre sarebbe a lui troppo difficile e pericoloso di tenere una corrispondenza, che potrebbe nuocere al bene dell' affare. Più cautela e più circospezione dovrà tenere con quei vescovi, de' quali lo zelo può esser sospetto, quando fosse derivante da fini umani e politici; e più ancora con quelli altri che sono attaccatissimi alle massime gallicane, e sostengono le notissime Proposizioni del 1682. Con essi dunque si conduca più cautamente e con maggior riserva.

Un più brigoso affare gli daranno i vescovi legittimi, ma giurati ed apostati, che sono rimasti a tre dopo la morte dell' arcivescovo di Sens, cioè il vescovo di Orléans, di Viviers, e di Autun1; e vi deve esser anche il coadiutore dell' arcivescovo defunto di Sens, e che non si sa se siasi intruso ad amministrare quella chiesa dopo la morte del coadiuvato. Vi sono anche i tre vescovi, che o consacrarono o assisterono alla consacrazione degli intrusi, cioè lo stesso vescovo di Autun, e i vescovi in partibus di Babilonia, e di Lydda. Tutti questi furono specialmente ammoniti, acciò si ravvedessero del loro eccesso, col breve della Sa. Me. di Pio VI « Novæ hæ litteræ » del 19 marzo 1792. Come si è detto sopra de' vescovi intrusi, coi quali non devesi tenere veruna comunicazione, salva l'urbanità, lo stesso dicasi, e con più ragione, di questi che sono apostati ; e se il commissionato, senza offen

1 Voir le bref de Pie VI, du 26 septembre 1791. - Cf. t. III, p. 320, note 1. Le coadjuteur du cardinal archevêque de Sens était un de ses neveux, P. F. M. de Loménie, archevêque in partibus de Trajanopolis. Il prêta serment comme son oncle, mais ne lui survécut que quelques mois; car traduit devant le tribunal révolutionnaire, il fut exécuté en mai 1794, le même jour que Madame Elisabeth. L'archevêché de Sens était demeuré toujours vacant depuis la mort du cardinal. En 1799, l'abbé Ponsignon fut désigné pour ce siège par son métropolitain mais comme il ne fut pas sacré, il ne peut compter réellement parmi les évêques constitutionnels.

L'évêque de Lydda, Gobel, devint, comme on sait, archevêque intrus de Paris et périt pendant la Terreur. L'évêque de Babylone, Miroudot, était mort en 1798.

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