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semila uomini, che partono alla volta di Foligno1, fa qui fare degli arruolamenti per le regie truppe. Il Santo Padre si è opposto, ed ha fatto scrivere dalla segreteria di stato così al sig. generale Damas che al sig. generale Naselli, ed alla stessa reale corte a Palermo. Le sue opposizioni non sono attese dai generali, e la risposta di Palermo si attende. Si compiegano a Mgor Spina tutte le pezze che finora hanno avuto luogo reciprocamente, e si compiegheranno in seguito quelle che avranno luogo ulteriormente, giacchè si proseguirà a fare tutta la possibile opposizione. Deve però farsi osservare, che Sua Santità non ha altri mezzi, che le persuasive, e le dimostrazioni del suo deciso dissenso ma sono inefficaci, quando si ha dentro casa un' armata, la quale si crede autorizzata dalla necessità di provvedere alla propria difesa. Dovrà Mgor Spina in Parigi far gustare queste ragioni, e togliere qualunque maraviglia, o amarezza che potesse colà concepire. Questo fatto è veramente sensibilissimo al cuore della Santità Sua.

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Reclama il Santo Padre, e reclamerà sempre sulla perdita della legazione di Avignone e del Contado Venaissino, e provincie di Bologna, Ferrara, e Romagna, e di quella porzione che pur gli è stata tolta del ducato d'Urbino.

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Non è ambizione di dominare, nè cupidigia di tempora teresse, quella che lo muove a queste querele; ma il temporale della Chiesa è connesso con lo spirituale, perocchè è dedicato a Dio, è eredità del principe degli Apostoli, è patrimonio de 'poveri; e quindi una obbligazione strettissima è imposta al Somo Sacerdote, al successor di S. Pietro, al padre degli orfanī e dei pupilli, di conservarlo intatto, come per la successione di tanti secoli gli è stato trasferito dai suoi gloriosi antecessori. E siccome l'istesso Primo Console riconosce, che sarebbe un dover di giustizia il restituire alle chiese di Francia i loro fondi, e che ne è solamente impedito dal perturbamento che ne deriverebbe alla nazione, colla stessa equità, e per ragioni tanto più forti, ammet

1 C'est-à-dire pour Fossombrone (voir p. 617, note 1).

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ter dovrà le querele e i reclami del Santo Padre. Per la qual cosa, non solamente brama Sua Santità di esser conservato in possesso di quelle provincie dello Stato ecclesiastico che ora gode, e di esser mantenuto nei diritti della sovranità che gli compete, ma di ricuperare anche quello che ha perduto.

Per lo stato di Avignone e Contado Venaissino, vi è un decreto della prima Assemblea Nazionale, dalla quale fu risoluto esser di mera giustizia il dargliene un compenso. Per le altre indicate provincie in Italia, basta a rammentarsi la lugubre istoria dello spoglio che ne soffrì la Chiesa romana, e se ne vede a colpo di occhio l'ingiustizia e la violenza. La sola pace di Tolentino, che dà un pretesto ai conquistatori di quelle provincie per non farsi carico di restituirle alla Chiesa, soffre tante eccezioni, quante ne può soffrire un trattato estorto con la violenza e con la rapina. Basterà però riflettere che fu rotta dagli stessi Francesi, che la dichiararono con decreto come non fatta 1, e quindi invasero il resto degli stati del Papa, per conservar i quali aveano esatta violentemente quella ingiusta e nulla cessione. Sicchè col fatto loro l'hanno essi tolta di mezzo, nè ora possono metterla in campo per sostenere quell' ingiustissimo spoglio.

Un ostacolo personale potrà forse trovare il commissionato in tale affare nel Primo Console, per esser egli stato il principale autore di essa pace; ma potrà facilmente vincerlo con una riflessione. Dice egli stesso nella allocuzione da lui fatta in Milano, che fu esso un « semplice agente di un governo, che punto non curavasi della religione cattolica, e non poteva allora impedire tutti quei disordini, che volevansi introdurre a discapito della medesima. >> Uno di questi disordini fu l'ingiusta guerra mossa al Papa, fu la depredazione del suo patrimonio; e fu tanto oltre spinto questo disordine, che non ebbe fine, se non colla occupazione di tutto lo Stato ecclesiastico, col desolamento di Roma, colla pri

1 Le Directoire Exécutif n'a pas expressément annulé le traité de Tolentino.En renversant le gouvernement pontifical pour y substituer le régime républicain, il a laissé à l'État romain la composition territoriale que lui donnait ce traité. Il n'y a eu d'exception que pour Pesaro et le Montefeltro, attribués alors à la Cisalpinc.

Cette citation et la suivante sont empruntées au texte de l'Allocution, publié en italien à Gênes par A. Frugoni (voir la traduction dans la Corr. de Nap., no 4884 — Cf. t. I, p. 21, note 2).

gionia e colla morte di Pio VI. Quel governo, che non curava la religione, in odio della religione stessa voleva distruggere il pon tificato, voleva disperdere e sovvertire quella pietra, su cui posa l'edifizio della cattolica Chiesa. Ora dunque, che secondo la sua stessa confessione, il Primo Console «è munito di un pie no potere, ed è risoluto di porre in opera tutti que' mezzi, che conoscerà più opportuni ed efficaci a difendere e sostenere la stessa religione », può e deve proteggere la Chiesa romana. E così metterà in opera uno de' più efficaci mezzi per sostenere la religione, di cui la Chiesa romana è il centro e la base; al quale effetto, per divino consiglio, per pietà de' fedeli, per don azione de' principi, è stata corredata con l'esteriore presidio di una cospicua temporale dote, affinchè e sia liberale, come lo stata sempre con le altre chiese, ed abbia il più efficace mezzo per sostenere la sua spirituale giurisdizione in tutto il mondo cattotico. Pio VII è così fermo in queste massime, che ristretto il suo trattamento alla più parva economia di un privato, non a 1 tro ha a cuore se non di sollevare i suoi sudditi, ridotti alla es mendicità, e le terre del pontificio dominio e la sua capita 1e, oPpresse da una immensa mole di debiti. Senza la ricupera degli stati che ha perduti, non può sussistere lo stato che gli è rimasto, non si può sostenere i pesi del pontificato, e non si può soccor rere nuppure le afflitte chiese di Francia, alle quali si stenderebbe ancora la mano benefica, se si avessero i mezzi efficaci ed opportuni.

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Quantunque pertanto debba il commissionato interamente occuparsi degli affari spirituali, non trascurerà ancora di ascoltare e di palesare questi sentimenti, se gli si parlerà sul temporale. Non gli si può bensì dare su questo articolo una istruzione più precisa e dettagliata. Le condizioni stesse di una pace, che già si dice conchiusa tra la casa di Austria e la Francia', ma che qui si ignorano, possono cambiare tutto il sistema politico dell'Europa. Ascolti, vegga, esplori, scandagli, e destramente insinui con chi ha più potere, e più credito, e specialmente retta intenzione; e con estrema delicatezza e segreto azzardi quei passi e

1 La convention de Hohenlinden avait donné naissance à ce bruit, que l'inva sion de la Toscane par les Français allait promptement contredire.

quelli uffizi, che alla sua prudenza sembreranno meno soggetti a ingerire sospetto che la sua missione abbia fini terreni, come non ne ha certamente; ma nello stesso tempo in cui reca medicamenti alle ferite spirituali della Chiesa, sia vigilante a curare ancora le temporali.

(Arch. du Vatican).

818. Facultés spirituelles pour Spina en France.

Roma, 6 [e 13] ottobre 18001.

Istruzione sull'uso delle facoltà.

In primo luogo, non si accorda al commissionato alcuna delle facoltà ordinarie, che hanno gli arcivescovi e vescovi di Francia nelle loro respettive diocesi, e ciò per non mostrare che la Sede Apostolica voglia senza una precisa necessità porre mano nel governo nelle diocesi a ciascuno di essi affidate. Nè l'assenza dei vescovi dalle loro diocesi può somministrare un giusto motivo per autorizzare una tale concessione; giacchè i respettivi vescovi si sa di certo, che hanno pensato di provvedere nella miglior maniera possibile al regimine delle medesime, durante la loro assenza. È ben vero, che molte sedi vescovili di Francia sono vacanti; ma alla vacanza di dette chiese si è provveduto dalla Sede Apostolica con la deputazione degli amministratori, ai quali sono state date le facoltà ordinarie dei vescovi, eccettuate quelle dell' ordine.

Neppur si concedono le facoltà straordinarie concesse dal defunto pontefice Pio VI agli arcivescovi, vescovi e amministratori delle vacanti chiese di Francia, con il breve « In gravissimis >> dei 19 marzo 1792, e con il breve « Ubi Lutetiam » dei 13 giugno di detto anno; giacchè le facoltà suddette straordinarie si esercitano dai prelodati arcivescovi e vescovi per mezzo di soggetti idonei, sebbene nell' esercizio delle medesime alcuni seguano una strada, ed alcuni un' altra. Laonde se si autorizzasse all' esercizio delle facoltà straordinarie suddette il commissionato, niente più facile che disgustare il corpo dei vescovi, tanto più che non

1 Une note de Consalvi (qui a signé cette pièce) dit que les Facultés spirituelles pour Spina ont été approuvées dans une audience du Pape, du 6 octobre.

sarebbe egli a portata di conoscere, se in una diocesi con venga usare piuttosto indulgenza che rigore nell' esercizio delle enunciate facoltà straordinarie.

Circa poi l'uso di dette facoltà dovrà avvertire, che per quelle che riguardano il foro della coscienza, o siansi l'impedimenti occulti in quei gradi, in cui non hanno i vescovi e gli am ministratori delle chiese di Francia facoltà di dispensare, potrà pur procedere liberamente, e senza loro intesa. Per quelle però che concernono il foro esteriore e impedimenti pubblici, sarà ben fatto che vada d'intesa coi medesimi, affinchè non ci sia contradizione nella condotta, e quello che è stato negato da uno si

conceda dall'altro.

che

Se si tratterà di dover concedere tali dispense o grazie spiri tuali a persone che hanno aderito all' attuale scisma di Francia, siccome da noi si ignora in quali maniere ci abbiano ad erito, non si può perciò prescrivere al commissionato cosa abbia da esigere dai medesimi, prima che siano in grado di profittare delle dispense o grazie della Sede Apostolica. In genere, dovrà ingiunger loro la riparazione dello scandalo recato, ex meliorź modo quo fieri poterit; come pure dovrà aver sempre presente, trattandosi di delitti pubblici, pubblica deve esser la penitenza ingiunta a ciascuno, quantum spiritus et prudentia suggess erit, pro qualitate criminum et pænitentium facultate, salutarib is el convenientibus satisfactionibus, come prescrive il Concilio di Trento, sess. 14, cap. 8. Non dovrà dimenticare d'ingiungere la ritrattazione del giuramento civico, a coloro che lo hanno prestito pure et simpliciter, come prescrisse la Sa. Me. di Piol nel suo breve dei 13 aprile 1791, che incomincia « Charitas », e nell' altro breve de' 19 marzo 1792, che incomincia «< In gravis

simis. >>

Trattandosi di ecclesiastici rei di prestazione del giuramento civico, li assolva dalle colpe che hanno commesse, e se il bisogno lo esiga ne' casi particolari, anche dalla scomunica, firma tamen remanente suspensione ab exercitio cujuscumque ordinis inflitta nel prelodato breve « Charitas », e firma irregularitate, se hanno amministrato, essendo annodati censuris ; per l'assoluzione della qual sospensione, e per la dispensa dalla irregolarità, lirimetta ai propri ordinari, forniti dal defunto pontefice delle facol tà necessarie ed opportune.

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