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principierà V. Em. a veder avverata la mia predizione della guerra, che io dovevo temere nella mia missione dai patriotti. Troverà dunque, spero, giusto il mio desiderio di uscir sollecitamente dalle mani di questi. Non avendo ricevute altre lettere di Roma in data dei 3 ottobre, non so persuadermi che V. Em. non mi abbia almeno riscontrata la ricevuta del piego, che per staffetta le inviai da Firenze il 25 settembre. O si è smarrito il piego, o si son smarrite le lettere di V. Em. Persuaso che la Provvidenza prender debba una parte particolare nell'importantissimo affare che mi è commesso, venero già come disposizione del Cielo qualunque cosa mi accada di contrario. Il miglior mezzo per farmi giungere le lettere, credo che sia quello del ministro di Spagna in Genova. Egli già mi ha offerto tutto il suo favore; ed è perciò, che se mi troverò obbligato a partire da qui, penso di trasferirmi in quella città. Il favore di detto ministro, le relazioni che ha nella medesima, mi fanno sperare che potrei vivervi con più tranquillità.

È partita improvvisamente questa mattina per Milano tutta la truppa francese, che era in questa città. Si dicono molte cose; ma non sono che voci senza fondamento. I patriotti però sento che non sono di buon umore.

(Arch. du Vatican).

825. Spina à Consalvi.

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Vercelli, 20 ottobre 1800.

Non essendosi potuta spedire prima d'ier sera dall' Emo Martiniana la nota lettera' al ministro delle relazioni estere a Parigi, che per maggiore sicurezza e sollecitudine è stata trasmessa in Milano al ministro Pétiet, acciò con uno de' tanti corrieri straordinari che tutto giorno di colà si spediscono, l'inoltri al suo destino, ho creduto di poter io egualmente differire a domani la mia partenza per Torino, per proseguir di là il mio viaggio, senza altra remora che di due giorni in Lione, per provvedermi di danaro, e di qualche suppellettile, che più che a me abbisogna al mio compagno di viaggio, che dovrà ormai prender gli

1 Pièce no 62.

abiti di sacerdote secolare', per farne uso durante necessitate tantum. Non posso dissimulare all' Em. V. l'agitazione di spirito, che mi accompagna nel vedermi appoggiata una commissione così importante, e così superiore alle mie forze. Le benedizioni di Sua Santità, che non cesso d'implorare dal suo paterno ed amoroso cuore, i lumi coi quali non cesserà l'Em. V. di assistermi, formeranno il mio unico conforto. Procurerò dal canto mio, e con un zelo instancabile, e con la più esatta esecuzione delle savissime sue istruzioni, di rendermi sempre più degno della sovrana protezione del Santo Padre, e del favore dell' Em. V., che [non] cesso d'implorare, nell' atto che mi rassegno con profondissima venerazione, etc.

(en chiffres)

Oltre alle ragioni accennate nella contemporanea mia rispettosa lettera, la necessità di dover prima di accingermi al viaggio per Parigi, mettermi bene al giorno delle ingegnose, savissime istruzioni che V. Em. si è degnata trasmettermi, mi ha fatta differire di un giorno la mia partenza. I molti numeri che queste contenevano, esigevano del tempo non poco per esser messi in piano; ed io solo col mio compagno ho voluto occuparmi di questo, non potendo affidare ad altre persone cose che esigono il più scrupoloso segreto.

Savissima, giustissima è la risoluzione che io prender non debba carattere ministeriale, e astenermi anzi da tutto ciò che lo potesse in me far supporre, siccome opportunissimo è il tenor della lettera fatta scrivere a Talleyrand dall' Emo Martiniana. Oltre alle tante ragioni addotte nelle istruzioni, lo esigeva, a mio credere, anco la lettera di detto ministro, il di cui malizioso contesto sarà risaltato agli occhi di V. Em. Fece assai male l'Emo Martiniana a non mandarmene copia a Firenze, che io avrei spedita, e che avrebbe anco potuto servirvi di maggior lume per le istruzioni. Se non si citasse in quella la lettera di Sua Santità allo suddetto cardinale, della quale ho presa copia, non aven

1 L'habit de religieux était absolument interdit (voir notamment le décret du 18-18 août 1792, tit. I, art. 9). Quant au costume de prêtre seculier, les lois (voir loi du 7 vend. an IV, art. 19) et l'état actuel des mœurs permettaient de le tolérer dans l'enceinte des églises.

Pièce no 51.

dola trovata nei fogli trasmessimi, si potrebbe credere che il cardinale istesso avesse offerta la mia missione a Parigi; il che è ben lontano dal vero. Tante riflessioni ho fatte su detta lettera, fino al punto di dubitare se convenisse partire; ma bilanciata tutta la somma delle cose, mi è parso che il sentimento di V. Em., dopo averla avuta sotto gli occhi, sarà stato di eseguire le risoluzioni già prese. Si tratta di religione, e perciò di cosa troppo delicata per dover passar sopra a delle misure, benchè altronde sarebbero giustissime. Eseguirò per allora esattamente in Parigi i comandi di Sua Santità contenuti nelle istruzioni e nel foglio particolare1; e facendo sentire tutto il pregio dell' indulgenza di Sua Santità nel permettermi questo viaggio, e tenendo una privatissima condotta, procurerò di farlo in modo che non si creda un dispregio, ma una misura necessaria al mio carattere, alle circostanze de' tempi, e a quei riguardi che nel foglio particolare sono saggiamente rimarcati. Tutto il di più che i detti fogli contengono, sarà la norma della mia condotta nel mio soggiorno a Parigi, nè trascurerò certamente alcune delle cose che mi sono inculcate.

La sola cosa che credo difficilissima, è il non parlare per ora, nemmeno come privato mio sentimento, della promessa di fedeltà alla costituzione. Nelle istruzioni troverò per questa maggior facilità che nel foglio particolare. Sento il preso delle riflessioni che si fanno nel foglio; ma questa ormai è la pietra più forte di offensione per i poveri ecclesiastici, e se vi cambiasse, sarebbe di un grandissimo vantaggio. Tuttavia mi regolerò colla massima circospezione.

Il mio viaggio non sarà rapidissimo. Non credo la rapidità necessaria, e cammin facendo, particolarmente in Lione, anderò raccogliendo tutte le quelle notizie che mi possano giovare. Scrivo al nunzio di Spagna, acciò faccia inculcare all' ambasciatore in Parigi di accordarmi tutta la sua assistenza. Pur troppo la guerra de' giacobini contro di me è decisa. Il ministro della polizia di Parigi mi fa tremare. Son temuti questi dall' istesso Primo Console Bonaparte, e un arcivescovo di Corinto non dovrà tremare?

(Arch. du Vatican).

1 Pièce no 817.

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826.

Spina à Consalvi.

Lione, 29 ottobre 1800.

La somma bontà colla quale l'Em. V. R. ha la degnazione di riguardarmi, mi fa lusingare che esser non le debba discaro il sapere, che dopo la mia partenza da Vercelli ho seguitato tranquillamente il mio viaggio, ed avendo soggiornato una mezza giornata in Grenoble, mi trovo felicemente giunto da ieri in questa città, ove ho dovuto trattenermi quest' oggi per far rivestire il mio compagno di viaggio di arnesi più decenti e più adattati, non solo ai luoghi ove si passa, ma molto più alla città ove si va a dimorare. Tanto in Grenoble che in Lione, ho creduto di mio dovere di presentarmi ai respettivi prefetti consolari'. L'accoglienza di ambedue non poteva essere nè più decente, nè più rispettosa; e se si deve credere alle espressioni, dimostrar non potevano maggiore interesse per il buono esito della mia missione, l'oggetto della quale, ad onta del mio contegno assai circospetto, è conosciuto da tutti, come da tutti si è buona assicurazione dei voti perchè abbia un buon successo.

Dal banchiere Regny di questa città, al quale ero diretto dal sig. Lavaggi, ho presi ducento luigi a conto della spesa del mio viaggio, dei quali si compiacerà V. Em. far rimborsare il medesimo Lavaggi. Sarò più economo e più discreto che posso nel prendere il bisognare, e lo farò sempre a piccole partite, acciò non debba costi esser di tanto peso il rimborso.

Da molti si annunzia qui la notizia che dal Primo Console sia stato spedito, o ci debba sollecitamente spedire a S. M. il re di Sardegna il generale Marmont, per trattare del suo ritorno in Piemonte. Non ho però dati tali da poter annunziare a V. Em. questa notizia come sicura. Penetrato sempre dal dovuto profondissimo [rispetto], ho l'onore di umilmente rassegnarmi, etc. (en chiffres)

Merita di esser noto a V. Em. il decreto pubblicato in questi giorni dal Primo Console, col quale si dà il permesso a tutti gli emigrati di rientrare in Francia, meno quelli che hanno portate le armi contro la Repubblica, e che hanno servito a po

1 MM. Ricard et Verninac.

tenze nemiche, o all' istesso Luigi XVIII. Si fa nel decreto favorevole menzione de' preti, che sono emigrati per timor della deportazione de' vescovi non se ne parla, nè fra gli inclusi, nè fra gli esclusi.

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Atenore però del decreto, tutti prestar devono la promessa di fedeltà alla costituzione, la quale si vuole anco da quelli che sono già rientrati, e espressamente si dice per garantire i possessori de' beni nazionali. Ecco un terribile inciampo per i poveri emigrati. La varietà di opinare che è nei vescovi, e per conseguenza nelle diverse diocesi a riguardo di detta promessa, fa un funestissimo effetto. Quelli che sono di opinione contraria alla promessa riguardano come scismatici quelli che la prestano. I buoni si affliggono di questa contradizione. Il popolo prende pretesto di allontanarsi sempre più dall' esercizio del culto. I costituzionali trionfano di questa discordia, e sebbene in molti dipartimenti siano questi abbandonati, disgraziatamente in Lione hanno nel basso popolo dei seguaci più che altronde, e perciò tutti i buoni vorrebbero una sollecita decisione dal Santo Padre per regola della loro condotta.

La brevità di una lettera, che il banchiere mi fa sperare di far giungere con sicurezza al suo corrispondente Lavaggi, non mi permette di entrare in più minuti dettagli; ma basta ciò per far conoscere a V. Em., che sarà quasi indispensabile entrare nella discussione di quest' articolo nel principio della trattativa, come per comune opinione sembra doversi congetturare che il solo sacrificio dei beni potrà render facile lo ristabilimento in Francia della cattolica religione, e tutto il di più che sarà l'oggetto della trattativa. Mi riservo, al mio arrivo a Parigi, render di tutto meglio informata l'Em. V., dalla quale desidero sapere se gradisca che le mandi periodicamente il Monitore.

(Arch. du Vatican).

'Arrêté du 28 vendém. an IX (20 octobre 1800), inséré au Moniteur du 21 octobre. L'art. 1 disait : « Seront éliminées de la liste des émigrés les inscriptions concernant les individus ci-après désignés, savoir: ...100 Les ecclésiastiques qui, étant assujettis à la déportation, sont sortis du territoire françaist pour obéir à la loi. » (Cf. t. I, p. 206 note). Le tit. IV ajoutait que les individus éliminés seraient astreints à la promesse de fidélité et placés en surveillance. — Quant aux évêques, ils ne se trouvaient pas bénéficier expressément de cet arrêté, d'une part parce que ils étaient en grand nombre dans la condition des émigrés véritables et non dans celle des déportés; d'autre part parce que Fouché avait réussi à faire regarder leur retour comme dangereux pour la tranquillité publique.

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