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dodici parti l'UNA del grado; * non mi arresto a far vedere che ciò è relativo al corso allegorico della Divina Commedia, il quale sotto l'Ariete appunto s'inizia, e che così doveva iniziarsi e non altrimenti; non mi arresto ad esporre come il cielo stellato, cioè l'ottava sfera, influisce colle sue dodici parti su tutti e sette i gradi inferiori, adombrati ne' sette pianeti; † non mi arresto a provare che Dante il quale al principio di questo enigma presenta Beatrice di nove anni, col presentarla di nuovo alla fine "in simili etade a quella in che prima la vide” (Vita Nuova), fè con questa industria "tornare lo cielo della luce quasi ad un medesimo punto, quanto alla sua propria girazione," come ha qui innanzi espresso; non mi arresto ad indicare che altissima teoria di scienza occulta è questa, per la quale i due estremi si toccano e s'identificano; e torno al punto che Dante ha pur ora descritto della sua vita mistica, quando la vecchia finisce e la nuova principia.

Il poeta segue a narrare che in quel punto que' tre spiriti, ch'eran dentro di lui, parlarono latino, i quali tre spiriti stavano in due camere interne e in una parte di lui. Già riflettemmo innanzi quanto è improbabile, che Dante stesso, pria di compir nove anni, sapesse parlar latino, come que' tre spiriti in lui alloggiati, de' quali egli descrive i tre abitacoli caratteristici ad uno

E perciò Pierangelo Manzoli, che prese il nome di Palingenio (che suona rigenerato) e 'l soprannome di Stellato (che indica rigenerazion siderea) comincia il bellissimo suo poema latino, Zodiacus Vitæ, sotto il primo segno, Aries, e continua con gli altri, adombrando il corso della vita nuova o rigenerazione, sì morale che intellettuale. Onde quel Palingenio Stellato fu da Roma intollerante perseguitato vivo e morto. Vedine la vita.

↑ Dante l'indica chiaro nel suo poema (PARAD. ii.) e l'Ascolano nel suo : Dodici parti dell'ottava sfera

Sono cagione delle vostre membra;
Ciascuna del creare ha forma vera.
Ma quando tornerà loco maggiore,
Che ogni stella dell'ottava sfera
Sarà nel sito del proprio splendore,
Considerando tutti gli passati [siti o gradi],

E noi che semo nell' ultima schiera,

Saranno gli atti umani terminati. (ACERBA.)

E Dante, giunto nella ottava sfera, fa pur egli l'esame de' trascorsi gradi:

Col viso ritornai per tutte quante

Le sette sfere. (PARAD. xxii.)

G

ad uno, e de' quali riporta le tre sentenze latine ad una ad una : nè dopo tanti anni ne obbliò pur sillaba! Per prendere questo racconto alla lettera, e mandarlo giù, bisogna ber grosso assai : neppure il Giudeo Apella potria sì facilmente ingollarlo.

Or potean mai coloro che avendo intelletto d'Amore sapeano ragionar d'Amore, potean essi ingannarsi circa un linguaggio siffatto ch' esemplificava le parole scritte sotto la rubrica che dice INCIPIT VITA NOVA? Potean essi in quella catena di strane finzioni che segue, e sì corrispondenti ai riti arcani a lor notissimi, potean essi non ravvisare di che trattavasi ? Potean essi riguardar come date storiche i numeri simbolici, di cui conoscean tutta la forza convenzionale? Quelle date son così fallaci che il dar loro un valor letterale mena alle assurdità più ridicole. Passiam pure su questa data che ci presenta un ragazzo ed una ragazza, ambo di nove anni, che s'innamorano fra sì inaudite circostanze, e vediamo le altre due sole date che sono in quel libro.

La seconda data della Vita Nuova è questa. Dante narra che quand'egli avea 18 anni, da lui distinti in due misteriosi periodi di 9, ebbe una maravigliosa visione circa la gloriosa donna della sua mente; e aggiunge: "Proposi di fare un sonetto, nel quale io salutassi tutt' i fedeli d'Amore, e, pregandoli che giudicassero della mia visione, scrissi loro ciò ch' io avea nel mio sonno veduto;" e ci fa sapere che questi fedeli d'Amore “erano famosi trovatori in quel tempo." E riconosciuto che "fra gli altri poeti, i quali scrissero a Dante il loro parere intorno a quella sua visione, si fu uno Cino da Pistoia, col sonetto Naturalmente chere. ogni amatore." (Fraticelli.) Ed è cosa indubitabile (stando alla lettera) che quando Dante avea 18 anni, cioè quando scrisse quel sonetto, Cino ne avea 13, cioè quando rispose a quel sonetto.* E crederemo noi che un fanciullo di 13 anni fosse annoverato dal pubblico grido tra i famosi trovatori di quel tempo, e che la fama sua fosse già tanta da indurre l'Alighieri a mandargli quel sonetto, affinchè come fedele d'Amore gl' interpretasse la sua vision d'Amore? Crederemo che il picciol Cino spargesse da

* Dante nacque nel 1265, e Cino nel 1270, secondo tutt' i loro biografi.

Pistoia, ov'era a scuola, tanto grido del suo amor fanciullesco per Toscana tutta, da eccitar Dante, il quale era in Firenze, a dirigersi a lui per invocarlo interprete della sua visione? Che Cino di 13 anni fosse un ingegnoso scolaretto mi par probabile, ma un famoso trovatore non mai; che fosse invaghito di qualche donzelletta, non mi pare impossibile, ma che avesse tal grido tra i fedeli d'Amore da spingere l'Alighieri a cercare in siffatto scolaretto il Daniello del sogno suo, oh questo poi non cape in intelletto umano.

Dante dice avere scritto quel sonetto e avuta quella visione, dopo aver incontrato Beatrice in mezzo di due gentili donne, la quale passando per una via lo salutò virtuosamente; e che ciò avvenne quand'egli ed ella aveano due volte nove anni, cioè diciotto: or guardiamo la terza data, e rideremo davvero.

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Il numero perfetto, moltiplicato per sè stesso, dà il numero perfettissimo (99 = 81); "talchè nella tavola pittagorica il supremo de' caffi semplici (9) e il supremo de' caffi composti (81) divengono nella filosofia pittagorica di grande significato:? quello che compie e perfeziona la serie de' semplici è perfetto, e quello che perfeziona e chiude la serie de' composti, anzi tutta la tavola, è perfettissimo. Di qua la frase di Seneca: "Consummare PERFECTISSIMUM NUMERUM quem novem novies multiplicata componunt." (Epist. 68.) Di qua le dottrine de' mistici sul numero 9 e sull' 81 che n'è il prodotto. Per esempio: "La division métaphysique donnée, d'après le système de Pythagore, d'abord par 1, ou le principe créateur; ensuite par 3; puis par trois fois trois ou 9; ensuite par trois fois neuf ou 27; et après par trois fois vingt-sept ou 81, à tous les dieux principaux, ou de première classe, considérés comme principe organique du monde, est une véritable image des trois ages de la nature, ainsi exprimés le passé, le présent et le futur; ou la mort, la naissance et la vie; ou commencement, milieu, et fin." Così scrive Lenoir (op. cit., p. 60), e si arresta a considerare con particolarità il 9, "et principalement le 81, qui est le produit de 9 multiplié par lui-mème." (Ivi, p. 62.) Quindi nelle carte rituali si legge che 81 anno è l'età del Principe della Pietà, o Trinitario

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Scozzese, supremo grado ne' misteri, e compimento di tutta la tavola pittagorica, o non plus ultra di essa.

Vero o falso che sia, è narrato che Platone, il quale numeris pythagoricis obscurat suam philosophiam, morì appunto di anni ottantuno, e nello stesso giorno in cui era nato: il che è riferito da tutt'i mistici come cosa di alto senso. Marsilio Ficino comincia il suo comento sul Convito di Platone con dire che quel "padre de' filosofi, adempiuti gli anni ottantuno della sua età, il dr nel quale era nato, finì sua vita." L'Alighieri egualmente nel Convito suo, dopo aver attribuito a Platone perfezione, rileva ch' "esso vivette ottantuno anno.” (p. 500.) Lo stesso è rammentato da Cicerone (De Senect.), da Seneca (Epist. cit.), da Petrarca (in più d'un luogo), il quale, ripetendo quasi ad una ad una le parole di Seneca, scrisse: " Plato obiit annis ætatis suæ uno et octoginta exactis (mira res dictu!), ipso suo natali die! Magi, qui tunc forte Athenis erant, immolaverunt defuncto, amplioris fuisse sortis quam humanæ rati, quia consummasset PERFECTISSIMUM NUMERUM, quem novem novies multiplicata componunt." Quindi Dante scrisse di Beatrice: "Ella si partì in quell'anno della nostra indizione in cui il PERFETTO NUMERO era nove volte compiuto, in quel centinaio nel quale in questo mondo ella fu posta" (Vita Nuova); e tutti intendono per "quel centinaio" il secolo decimoterzo. Così fu esaurita esattamente la tavola pittagorica sì pel NUMERO PERFETTO e sì pel NUMERO PERFETTISSIMO, tanto riguardo a Platone, quanto riguardo a Beatrice; poichè 81 fu per amendue perfezione; secondo l'età per Platone, secondo il secolo per Beatrice.* Dante dunque (se vogliamo stare alla lettera) volle indicare che la sua Beatrice si partì nell'anno ottantuno di quel secolo, quando IL NUMERO

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* "Avemo di Platone, del quale ottimamente si può dire che fosse naturato, e per la sua perfezione e per la sua fisonomia che di lui prese Socrate, ch'esso vivette ottantuno anno; e credo che se Cristo fosse stato non crocifisso, e fosse vissuto lo spazio che la sua vita potea secondo natura trapassare, elli sarebbe all'ottantuno anno di mortale corpo in eternale trasmutato." (Convito.) "Beatrice si partì in quell'anno della nostra indizione, cioè degli anni Domini, in cui il perfetto numero (nove) era nove volte compiuto in quel centinaio." (Vita Nuova.)

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PERFETTO (9) era compiuto nove volte (81) in quel centinaio" Fratii

(Vita Nuova), cioè nel 1281.

Or vediamo a quai conseguenze andiamo incontro con questa

cronologia, che deriva da quel libretto cabalistico.

dice 10 che fa 12

Dante (nato nel 1265) quando incontrò di giorno e sogno di Folce mor

notte la donna della sua mente (come narrò ai fedeli d'Amore, e fra gli altri a Cino, ch'era famoso trovatore di 13 anni) aveva anni 18; dunque ciò avvenne nel 1283. Ma Beatrice morì nel 1281; dunque Dante incontrava bella e viva per le vie una donna ch'era già nella tomba da due anni; e questa morta ambulante lo salutava virtuosamente, con questa morta amoreggiava teneramente, e nell'annunziarla morta due anni prima, la descrive viva due anni dopo. E se non ridi di che rider suoli?

Non si creda che queste sieno balordaggini del poeta "il quale non pubblicò mai cosa che non avesse in sè lungamente meditata” (Fraticelli); queste, anzi, son cifre sibilline da lui espressamente concertate per avvertirci che quella donna non è reale ma figurata, che quella morte non è vera ma allegorica, che quelle date non sono storiche ma simboliche; cifre de'fedeli d'Amore che rinasceano a vita nuova in qualunque età della vita vecchia, cifre ch'essi soli intendeano, i quali aveano intelletto d'Amore, e sapean ragionar d'Amore; e i quali, mutato nomine, scrivon tuttora nelle loro carte rituali: "81 years is the age of a Prince of Mercy.”—“ What are you? I am 3 times 3, the perfect number, 81." (Light on Masonry, pp. 209, 250.) "Pourquoi le nombre 81 est-il tant en vénération parmi les Maçons ? Parce que ce nombre explique la triple essence... figurée par le quarré de 9." (Maçonnerie Adonhiramite, Partie II., p. 114.)

Or può vedersi quanto le cifre dell'enigma dantesco, le quali hanno illuso fino ai dì nostri tutta la terra, dovessero essere estremamente chiare a coloro che conoscevano i misteri che con

tanti e tanti indizj vi sono significati. La cosa è per se sì ovvia, che temerei far insulto alla intelligenza di ogni perspicace lettore, se volessi persistere a metterla in maggior luce.

Un'altra specie di data contiensi in questa terza, cioè quella del mese in cui si partì Beatrice. Il considerarla mette il colmo

1289.382.

o nel 1200

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