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cinquecento cavalleggieri. (1) Con tali forze nel primo di maggio entrarono nel bolognese, ed occuparon tosto Bazzano, Crespellalano e Monteveglio, attendendo che i loro partigiani suscitassero un tumulto in città.

Era giunto all' orecchio del legato e de' XL che i Bentivogli faceano colta di truppe: ed a qual fine l'avvisarono. Prima di tutto misero grossa taglia sulle lor teste, (2) ed inviarono a Roma il senatore Albergati ad avvertire di tai moti il pontefice. Poi misero a confine quaranta de' più sospetti, fecero afforzare il palagio, munir la cittadella; mandarono una grida che chi brandisse le armi contro de' Bentivogli acquisterebbe indulgenza plenaria, chi le impugnasse in lor favore saria scomunicato e maledetto. Con altro editto, per scrutare la propension del popolo, ordinarono che nella penultim' ora del 30 aprile chiunque era atto alle armi armato andasse alla piazza, fregiandosi di rossa croce al petto, ed alle spalle. In quella mostra fu imposto alle milizie che allo squillar de' bronzi accorressero in luoghi stabiliti: eletto supremo capitano Lucio Malvezzi. Giunta novella della invasione dei Bentivogli il prode Ramazzotti, AlessandroPepoli, Giovanni Sassatelli marciaron con seimila fanti e cavalli ad attaccargli di fronte, mentre Ugo Pepoli con uno stuolo d' agguerriti montanari s'accingeva di sorprendergli a' fianchi: ma Annibale e i fratelli, già disperati che favorevole sedizione nascesse entro Bologna, e non volendo tentare la sorte dell' armi, all' accostarsi delle ostili squadre diloggiarono dalle nostre castella, e si ritrassero nell' agro modenese. Due giorni dopo ordinarono a' cavalleggieri un' incursione ma a Casalecchio da' Bolognesi furono respinti e volti

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in fuga.

Giulio II. promulgando l' editto per cui proibiva ad ogni potentato giovare i Bentivogli, aveva dichiarata legittima l' occupazione di quelle terre i cui signori a quelli soccorressero. Il cardinale Ippolito d' Este approfittando d' un tal decreto mosse con

(1) Nell' assegnare questo numero di soldati ci siamo attenuti al Seccadinari pag. 260, ed al Negri che insieme concordano. Il Vizzani li fa sommare soltanto a 2500 fanti e 500 cavalli. Il Ghirardacci invece ne fa un numeroso esercito; 6000 uomini d'arme, 1000 cavalleggieri, 3000 fanti. I Bentivogli non avrebbero potuto adunare sì grossa armata quale loro dà il Ghirardacci, senza l'aiuto di qualche gran principe, nè ciò sappiamo che avvenisse. E per supporre in arme tante genti sarebbe forza poi credere fossero la più vil feccia di poltroni, giacchè altro non fecero che prendere poche castella, e tosto abbandonarle.

(2) Furon promessi 4000 ducati d' oro per ciascuno de' tre Bentivogli che fosse preso vivo, 200 se dato morto. Negri anno 1507 Seccadinari pag. 259.

truppe da Ferrara, e messosi a dar la caccia ad Annibale, che gli era cognato, il fe' fuggire dal dominio del duca a lui fratello. Poscia si volse contro Spilamberto e Sassuolo, e gli occupò, spogliandone Guido Rangone ed Alessandro Pio, che, nipoti a' Bentivogli, li avevano assistiti.

Proclamato in Bologna che gl' invasori eran stati cacciati oltre lo stato Estense si fe' gran festa e schiamazzo. Altro non si fosse fatto. Due nemici mortali ai Bentivogli Ercole Marescotti e Cammillo Gozzadini, dicendo ch' era d' uopo distruggere il covaccio affinchè il nibbio non vi ritornasse, aizzaron la plebe che a ferro e a fuoco mettesse il palagio de' Bentivogli, nè di molte parole ebbero mestieri, chè ove a disordine si appella, ov' è speranza di bottino, non è mai tarda la plebe. Lucio Malvezzi ed altri non ciechi da furore tentarono distorre cotal ruina, ma indarno; i XVI l' aveano minacciata, il legato concessa, que' due fieri stabilita. E già essi montano a cavallo con in mano una face di sterminio, già traggon seco una turma di tristi armati d'ogni strumento di distruzione, già stan per compiere l'impresa nefandissima (1).

Ma innanzi di narrare la disfazione di quel monumento della grandezza bentivoglia, prendiamo ad osservarlo guidati da secure scorte, chè se più dolenti sarem per ciò nel vederlo distrutto, se più deploreremo l' insania degli eversori, maggiormente ancora ci apparirà la magnificenza di quelli che la superba mole innal

zarono.

Sante Bentivoglio nel 1460 volendo che il signor di Bologna avesse una condeġna abitazione, comprò sedici case appresso la sua in via de' Castagnoli, e fece demolirle Quindi da Firenze chiamò Pago, eccellente architettore, e gli commise di erigervi un sontuoso palagio. Vide il senato qual lustro alla città ne derivava, e saggiamente ordinò, a facilitare l'eseguimento di sì bell'opera, i materiali che vi si doveano impiegare fossero immuni da gabella. (2) Nel 24 aprile fu posta la pietra fondamentale, (3) incominciato il lavoro, che poi cessò dopo mezzo lustro per la morte di Sante. Ripigliollo Giovanni e regalmente il compì, poi v'aggiunse una torre per ornamenti e per altezza miranda (4). p*

(1) Negri anno 1507. Ghirardacci anno 1507.

(2) Vedi append. doc. N. 1.

(5)» Recordo del palazo de Bentivogia a dì 12 Marzo 1460 scomenzó a cavare li fondamenti per fare el ditto palazo, e adì 24 aprile se comenzò a murare, e io Guasparo misi la prima preda.» Nadi pag. 21.

(4) In vero era questo palagio cosa molto meravigliosa e da ognun fu istimato che questi edificii non fossero condotti a tal grado con meno di centocinquantamila ducati d'oro.» Alberti Vol. pag. 105. Se si vuole seguire il pa

E per venustà, per ampiezza fu stupendo il palagio. Affermano i contemporanei che vi si contavano dugentoquarantaquattro camere, senza i gabinetti e gli altri minori luoghi, (1) e che quantunque costrutto di mattoni, vincea in bellezza quello de' Medici a Firenze, quello dei Montefeltro in Urbino. (2) N' era la fronte sulla via s. Donato, e si estendeva novantaquattro piedi. (3) In due soli piani Pago l' avea diviso, ch' egli avrà conosciuto quanto la moltiplicità degli ordini toglie all' edificio grandezza e maestà (4). Un porticato ionico sovra alto basamento formava il primo, sulle cui dicianove colonne, anzichè poggiare gli archi come erasi pessimamente introdotto nella decadenza dell' arte, spianava l'epistilio. Nella cornice del primo piano s'innalzava il secondo d'ordine corinto, con altrettanti pilastri quant' erano le sottoposte colonne. Qui si vedeano finestre arcuate e bipartite com' era usanza, sebbene quelle dell' altro piano fossero quadrate. Un cornicione merlato, con aperture circolari nel fregio, coronava la mole. Al sest' arco una porta ornata di marmi metteva in un vestibolo che terminava in un peristilo. Quivi attorno erano le stan

rere di reputati scrittori, che hanno trattato delle monete del tempo di cui parliemo, i quali assegnano doversene quadruplicare la somma per ragguagliarle al yalore che il danaio ha in commercio a' nostri giorni, si troverà che nella fabbrica del palazzo Bentivoglio furono spesi sei milioni seicento mila lire di no

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Alberti Vol. 4 pag. 183 ec.

(2) Giovio Elogio e vite d' uomini illustri pag. 297. L' Alberti, Vol. 4 pag. 163, anzi lo dice» un edificio che per edificio di mattoni io credo che I non fosse il paro in tutto il mondo »>.

(3) I fianchi del palazzo si prolungavano 420 piedi, l'uno sulla via de' Castagnoli, l'altro su quella ch' ora diciamo del guasto. La facciata posteriore munita di portico dava sul borgo della Paglia. Negri anno 1507.

(4) Offriamo al leggitore alla pag. 254 e alla Tavola II. N. 59. 42. 43 il prospetto e alcuni dettagli del palazzo Bentivoglio, tratti da un disegno da noi posseduto. In quello si legge che Giuseppe Guidicini (benemerito indagatore e raccoglitore di cose patrie) lo lucidò sovra un altro ch' era nella Biblioteca dell' Università nella Cronaca Ghiselli Vol. 30 pag. 850. 851. Ora più non vi si trova, ma nel luogo indicato si scorge v'è stato tolto un foglio. Di quello avrà inteso parlare l' Orlandi Scrittori Bolognesi pag. 129 dicendo che » Gasparo Nadi fece il disegno del palazzo Bentivoglio, il quale è presso il Canonico Ghiselli.» Abbiamo voluto notare queste cose per dare qualche autorità al tipo da noi messo in luce, giacchè potrebbe esser tenuto per apocrifo. Ed in vero indurrebbe in qualche sospetto quel portico architravato anzichè arcuato, se però in altre fabbriche di quel tempo, quali sono quelle del palazzo del podestà, e dell' arte de' stracciaiuoli non vedessimo secondo i buoni insegnamenti dell' arte le colonne, o i plastri, reggere l'architrave; che se al disotto di questo girano gli archi, nel primo edificio posano in pilastri addossati alle colonne, nel secondo s'impostano nella grossezza delle pilastrate. E forse che egualmente fu praticato nel palazzo Bentivoglio, il quale è tradizione radicata molto somigliasse nell' architettura esterna al ricordato de' stracciaiuoli. E se nel disegno da noi posseduto non si vede quest' arcuazione, potrebbe

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