Page images
PDF
EPUB

luce con non poco ritardo per causa delle febbri che m'incolsero con non poca veemenza a Costantinopoli, lasciadomene un lungo strascico.

Durante la mia permanenza orientale, qualche altra pubblicazione si è fatta in materia di Debito pubblico vecchio e nuovo dell'Italia, e in ispecie l'importante monografia edita de Emanuele Greppi sulle risultanze dei dati storici predisposti dall'uffiziale degli archivi di Stato lombardi, A. Vietti, di cui credetti potermi valere a miglior chiarimento e complemento di qualcuna delle mie reminiscenze, come mi valsi di qualche dato statistico contenuto nella storia del Debito pubblico in Francia edita da A. Vührer, antico funzionario di quel ministero delle finanze.

Queste mie reminiscenze, che, assieme alle altre pubblicazioni sulla stessa materia, serviranno di parziale elemento per chi imprenderà a scrivere, come il Vührer in Francia, la storia finanziaria della risorta Italia, dimostreranno come nel suo risorgimento la generazione che ne ebbe la missione nella parte più modesta, ma non meno importante, all'infuori della politica e della guerra, non abbia pur essa sempre trovato, nell'arduo suo cammino, la strada sparsa di gigli e rose e i sacrifizi non abbiano pur mancato.

E qui mi fo dovere ancora d'avvertire che nel proemio al primo volume si era ripartita l'opera in cinque volumi.

Il primo dovea ricordare le diverse missioni sostenute a Parigi e a Roma; nel volume secondo s'avea a ricordare le fasi del Debito pubblico, nell'Italia, vecchio e nuovo. Il terzo dovea essere la riproduzione dei cenni storici contenuti nel secondo volume stampato nel 1876. Il quarto avea a far cenno di qualche episodio parlamentare e col quinto s'avea a chiudere la serie delle reminiscenze coll'ultima missione sostenuta in Oriente.

Ora, siccome non si scrive la storia, ma si tratta di semplici reminiscenze storiche, più o meno personali, ho distinto in due parti il primo volume in cui si son ricordate le missioni di Parigi e Roma, il secondo volume che viene pure distinto in due parti, comprende in ordine cronologico quanto dovea far argomento dei volumi secondo, terzo e quarto. Il terzo volume che ricorderà la missione orientale, chiuderà sempre la serie delle storiche reminiscenze.

PREFAZIONE

Il Debito pubblico, sullo scorcio del secolo XVIII, era ancora rappresentato nei vecchi Stati d'Italia, ad eccezione delle provincie meridionali al di qua del Faro, dai così detti monti, istituzione ideale, presso a poco come quella del gran libro, ma più concreta per la speciale intitolazione che vi si dava. Quindi i monti erano registri speciali di iscrizione.

Ora quando ad un governo occorreva d'avere a fare un imprestito, per una ragione qualunque, ne determinava il capitale, e fissava la ragion d'interesse la cui somma complessiva si costituiva in rendita, e quindi si frazionava, secondo i casi, per essere rappresentata in commercio da corrispondenti titoli. Le frazioni della rendita costituita erano dette luoghi, continuandosi nel sensó figurato. Quindi luoghi di monti le frazioni della rendita e montisti i titolari iscritti.

L'amministrazione delle rendite iscritte sui monti, di regola, era affidata al Municipio o ad una congregazione municipale.

[blocks in formation]

Pel servizio semestrale dei luoghi il governo assegnava all'ente amministratore una parte determinata dei proventi dello Stato che si riscuotevano in modo privilegiato.

Ogni costituzione di nuova rendita, in corrispondenza al capitale mutuando, era dichiarata colla designazione sempre figurata di nuova erezione di monte, per cui il Debito pubblico dello Stato rappresentato coi monti, si componea, d'ordinario, di tanti monti quante erano state le erezioni e le rendite costituite in corrispondenza ai relativi capitali.

Queste rendite godevano, di regola, del privilegio dell'immunità, dell'insequestrabilità e di altre prerogative. Il pagamento semestrale delle medesime non dovea mai essere ritardato per qualunque causa o necessità dello Stato. E questi privilegi e vantaggi si assicuravano nei decreti di erezione.

I luoghi di monte erano poi fissi o vacabili. I luoghi fissi rappresentavano la rendita perpetua. I luoghi vacabili le rendite che si costituivano a vita.

I luoghi fissi d'un determinato monte si estinguevano dal governo o mediante rimborso del capitale, o mediante conversione dei medesimi in luoghi d'altro monte a minor saggio d'interesse.

Gli ultimi monti, che erano ancora in vita nel regno sardo sullo scorcio del secolo XVIII, erano, il monte di San Giovanni Battista, creato con regio editto del 22 aprile 1681, e il monte del Beato Angelo, creato col regio editto del 24 dicembre 1745.

Nel 1798 fu ancora creato un monte con regie patenti del 13 ottobre per il rinvestimento del prezzo ricavando dall'alienazione dei beni delle commende di Malta, del clero, delle comunità religiose, delle abazie e delle commende dei santi Maurizio e Lazzaro.

Quando fu istituito il monte di San Giovanni Battista, furono in esso, per modo di conversione, trascritti i luoghi di altri monti più antichi, quale il monte della Santissima Annunziata e il monte di fede.

Ebbero anche, in via eccezionale, a costituirsi dei monti sul provento ossia fitto d'uno stabile, d'una tenuta, ripartito in luoghi, ossia in azioni alienabili.

Indipendentemente dall'erezione dei monti, nel 1745, con regio editto del 26 settembre, si autorizzò una prima emissione di biglietti di credito verso le finanze coll'aggio del 3% all'anno, e nel settembre 1749 ne fu autorizzata una seconda coll'aggio del 2%.

Con regio editto del 22 aprile 1794 fu poi eretto un banco sotto la intitolazione di San Secondo per ritirare i biglietti di credito che si erano emessi dalle finanze e cainbiarli con cartelle del capitale di L. 500 o 1000, ciascuna fruttanti l'interesse del 4, p. %.

L'amministrazione del banco era affidata alla città di Torino e governata da una particolare congregazione, separata e indipendente dal monte di San Giovanni Battista, che era pure affidato al municipio di Torino. Il municipio di Cuneo amministrava il monte del Beato Angelo.

I biglietti di credito, oltre l'aggio del 2 e del 4 %, erano stati emessi fruttiferi a diversi saggi, secondo l'epoca d'emissione e il valore capitale dei medesimi. Essi avevano dovuto cominciare da un minimo di lire 25 ed essere ricevuti come denaro sonante.

Oltre all'erezione dei monti e ai biglietti di credito, il governo sardo addiveniva talvolta, come nelle provincie meridionali, all'alienazione pura e semplice di redditi demaniali, quali il tributo diretto sotto nome di tasso o i tributi indiretti della gabella. Il capitale da pagarsi in cor

« PreviousContinue »