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Simondi, in surrogazione del conte Giovanni Regis, passato al Consiglio di Stato, apre la sessione del Consiglio generale per presentargli i conti di gestione dell'anno 1849, e per la elezione o rielezione dei membri sortenti ai termini degli articoli 57 e 58 del regio editto 24 dicembre 1819.

Il Direttore generale discorrendo sull'operato dell'Amministrazione lamenta la creazione di nuovi debiti a varia scadenza semestrale, cosa che complica il servizio dei pagamenti e la contabilità dell'Amministrazione, e avvisa per la fusione e unificazione dei medesimi.

Una tale distinzione, egli dice, è pregiudicievole al servizio ed anche all'interesse de' creditori; essa complica il lavoro e deve necessariamente stabilire e mantenere una diversità nel corso delle relative rendite, a motivo che non tutti i debiti godono delle stesse facilitazioni pei pagamenti dei semestri e tutti non sono conosciuti e negoziabili all'estero ".

Deplora quindi il Direttore generale il sistema di continuare gli acquisti al corso delle rendite redimibili create col regio editto 24 dicembre 1819, anche quando il corso è superiore alla pari.

Le rendite del Debito suddetto, egli disse, estinte sino a questo giorno col mezzo di acquisti al corso, montano a L. 876,884 34, corrispondenti ad un capitale integrale di L. 17,537,686 80, per cui fu impiegata la somma di L. 19,573,186 71 il che portò il corso medio degli acquisti a L. 111 60 %, e diede luogo ad un pagamento di L. 2,035,499 91, oltre al capitale integrale delle rendite suddette estinte al corso.

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Conseguentemente, se è desiderabile, per la semplificazione e speditezza del servizio, la fusione dei diversi debiti, in modo a poter stabilire un solo registro generale, (Gran Libro) del 5% quella poi del debito redimibile del 1819, pare essere comandata da altre maggiori considerazioni ».

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Il risultamento dalla soscrizione autorizzata con decreto del ministro delle finanze del 3 febbraio per acquisto della rendita creata colla legge del giorno 1o dello stesso mese avendo ecceduto del doppio i 20 milioni destinati alla soscrizione, il ministro delle finanze con altro suo decreto del giorno 19, determina che le soscrizioni siano ridotte sulla base di '/, della rendita richiesta per ogni soscrizione. Ferma stante la progressione di 10 in 10 lire di rendita, le frazioni intermedie, che per effetto della riduzione fossero risultate, quando fossero giunte a L. 5 avevano a giovare al soscrittore per la totalità delle L. 10; quando fossero state inferiori a L. 5 non se ne avea a tener conto. Erano esenti dalla riduzione le soscrizioni non eccedenti L. 20 di rendita.

Con legge del 9 aprile 1850 si abolirono il foro ecclesiastico e le immunità della Chiesa.

Con legge del 7 giugno fu aperto al Ministero di guerra e marina un credito di L. 70,000 a favore degli ufficiali di terra e di mare che avevano preso parte alla difesa di Venezia, e che trovavansi ne' regi Stati.

Con legge del 15 giugno fu aperto al Ministero dell'interno un credito straordinario di L. 500,000, per essere erogate in sovvenzioni agli abitanti delle provincie di Novara e di Lomellina danneggiati in occasione della guerra del marzo 1849.

Con legge 9 luglio si apre al Ministero dell'interno un nuovo credito di L. 100,000 per soccorsi agli emigrati italiani.

Con altra legge 9 luglio si fissava in modo definitivo la condizione della Banca nazionale, formata coll'unione delle Banche di Genova e di Torino, in un solo stabilimento, e si limitava ad un tempo la circolazione dei biglietti di Banca, finchè fossero per avere corso obbligatorio.

Niuna Banca di circolazione potea d'allora in poi attivarsi nello Stato, nè quelle esistenti confondersi con altre, che in forza di una legge.

La durata della Società anonima, costituente la Banca nazionale dovea essere d'anni 30 computandi dal 1° gennaio 1850, tranne il caso di scioglimento previsto dall'articolo 62 dello statuto di essa Banca.

La società non potea essere nè prorogata, nè rinnovata, nè modificata nel suo statuto, che per legge.

Colla stessa legge il Governo fu autorizzato ad emettere una terza serie di obbligazioni dello Stato al portatore, per un capitale nominale di 18 milioni di lire sulle stesse basi e sulla stessa forma di quelle emesse in forza del regio editto 27 maggio 1834 e della legge 26 marzo 1849.

L'alienazione delle 18,000 obbligazioni dovea esser fatta con pubblicità e concorrenza in quel numero di lotti che fosse creduto più conveniente da seguire entro il periodo d'un anno dalla data della legge.

Il prodotto dell'alienazione era esclusivamente destinato a rimborsare la Banca di Genova, quindi nazionale, del residuo prestito di 20 milioni da essa fatto alle finanze dello Stato in forza del regio decreto 7 settembre 1848.

Le somme, che fossero per risultare in eccedenza sul credito della Banca verso le regie finanze, doveano rimaner presso la stessa in conto corrente a favore di esse.

Con legge 12 luglio fu fatta facoltà al governo di aumentare di 6 milioni di lire l'emissione della rendita redimibile di creazione 12-16 giugno 1849, e di operarne la alienazione ad epoche e condizioni convenienti nell'interesse dello Stato.

Nel corso dell'alienazione della rendita, il governo potea emettere buoni del tesoro sino a concorrenza di 15 milioni di lire a quell'interesse e quelle scadenze che il governo avrebbe trovate più opportune.

Questi buoni, finchè non fossero estinti, doveano ritenersi in diminuzione del prestito.

Nelle tornate della Camera del 2 e 5 luglio, in occasione della discussione sull'alienazione d'una rendita di sei milioni di lire, il conte di Cavour osservava :

Signori, come avvertiva nell'eloquente suo discorso l'egregio mio amico guardasigilli, questa legge ha la singolare ventura di non incontrare in questa Camera quasi nessuna diretta opposizione, e mi sia lecito di segnalare questa circostanza ad alto onore di questo nostro Parlamento come una luminosa prova che quando si tratta degli interessi supremi del paese, tace ogni altro sentimento; quando si tratta di sopperire ai veri bisogni dello Stato, tacciono le passioni e gli spiriti di partito, e si fa sentire invece la voce della patria e del bene della Nazione. Tuttavia i membri che seggono dal lato opposto della Camera trassero occasione da questa legge onde muovere al Ministero alcune censure per eccitarlo ad assumersi alcuni impegni, e l'attuazione di questi impegni pongono come condizione del voto che stanno per dare.

- Membro della maggioranza, la quale divide in parte la responsabilità della politica ministeriale, io mi credo in debito di esaminare le accuse dirette al Ministero dai membri della sinistra, come pure di esaminare le condizioni che si vogliono apporre al voto che si sta per dare; voglio esaminare le accuse se esse siano esagerate ed ingiuste, vedere se fra le condizioni che

si vogliono imporre a questo voto, ve ne siano alcune che anche noi possiamo accogliere favorevolmente.

"Le accuse, o per meglio dire le critiche dirette al Ministero si rivolgono piuttosto alla politica passata; le condizioni che si vorrebbero imporre invece si rivolgono all'avvenire, e formano la parte più importante dei discorsi degli onorevoli preopinanti.

Il Ministero fu criticato specialmente in questa circostanza intorno al suo piano finanziario, fu criticato per quello che fece e molto più per quello che non fece.

Io non voglio prender ad esame tutto intero il piano finanziario presentato dal Ministero e rinnovare la profonda discussione che, ebbe luogo in occasione delle leggi di finanza, e specialmente di quella del bollo. Mi credo tuttavia in dovere di dichiarare che, considerate nel loro complesso, credo che si debba dare l'approvazione alle leggi dal Ministero presentate.

Io quindi non potrei associarmi ad alcune delle critiche dirette sugli atti finanziari del Ministero.

La seconda parte delle critiche è di quelle che si rivolgono a quanto non fece il Ministero. Queste forse hanno un qualche maggior fondamento. Non dissimulo che anche io ho altamente lamentato che delle circostanze probabilmente indipendenti dal Ministero, l'abbiano indotto a procrastinare per cinque mesi la presentazione delle leggi di finanza. Lamento del pari che il suo piano finanziario non si sia esteso ad argomento di cui il Ministero aveva conosciuto l'altissima necessità; quello cioè di riforma del sistema daziario, della riforma del sistema delle gabelle accensate; ma tuttavia io so esservi gravissime ragioni che militano a favor del Ministero, che possono essere considerate come circostanze attenuanti. Non conviene dimenticare che il ministro delle finanze ha dovuto regolare la difficilissima e complicatissima operazione del prestito. Dico difficile e complicata, perchè il ministro onde far godere al paese del benefizio del progressivo migliorarsi del nostro credito pubblico, ebbe il coraggio di assumersi la responsabilità di dirigere questa operazione a mano a mano che le circostanze favorevoli si presentavano all'alienazione delle rendite; coraggio che fu coronato d'un buon successo, poichè si vede adesso che il complesso dell'operazione presenta dei risultati assai più soddisfacenti che, se per rigettare una assai

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