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CAPO II.

TRATTATI E CONVENZIONI RIFERENTISI ALLO STATO POLITICO D'EUROPA ED AI PRINCIPII GENERALI DI DIRITTO INTERNAZIONALE PUBBLICO.

SOMMARIO.

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23. Partecipazione dell'Italia alla formazione del diritto pubblico europeo. 24. Affari di Oriente. 25. Trattato di Parigi. 26. Convenzioni successive Trattato di Londra del 1871 Governo del Libano. Trattato di Berlino del 13 luglio 1878. - 28. Trattati sulla Schelda, sul Lussemburgo, sul Capo Spartel. 29. Tratta dei Negri. 30. Dichiarazione del Congresso di Parigi del 1856 sul diritto marittimo. 31. Convenzioni di Ginevra e di Pietroburgo sui feriti e sulle palle esplodenti.

23. Una delle parti più notevoli del corpo dei trattati si è il complesso di quelli che concernono lo stato politico odierno, e certi principii generali di diritto internazionale pubblico. Imperocchè, sebbene l'assetto dei varii Stati proceda dagli eventi storici, questi prendono forma giuridica mediante i varii trattati di pace, di cessione, di limiti e simili. Ora, se la più parte di questi trattati sono conclusi particolarmente fra le singole Potenze interessate, ve ne ha degli altri che hanno avuto luogo in Congressi e conferenze, cui han preso parte anche altre Potenze neutrali. D'altra banda, se il diritto internazionale manca di un Codice generale, ed è, o opera della scienza, esprimente la coscienza giuridica delle nazioni in un dato periodo di civiltà, o un complesso di norme risultanti dai singoli trattati e dalle consuetudini delle nazioni; alcuni di questi principii sono stati riconosciuti o determinati collettivamente in alcune convenzioni generali degli Stati. Il diritto internazionale positivo d'Europa, dal Congresso di Westfalia in poi, si è appunto sviluppato in questa guisa (1). Basta nominare all'uopo l'opera del ricordato Congresso di Westfalia, i Trattati di Münster e di Osnabruck, quelli di Utrecht, e quello di Vienna del 1815, che per tanto tempo han costituito l'assetto politico d'Europa, e ne hanno determinato alcune parti del diritto pubblico, quali, per esempio, l'eguaglianza delle grandi confessioni cristiane, la condanna della Tratta dei Negri, la libera navigazione dei fiumi, l'eguaglianza in diritto dei sovrani, i gradi degl'inviati diplomatici.

(1) PALMA, I Congressi. Da Westfalia a Berlino. (Nuova Antologia, 15 luglio 1878.)

Ad essi però l'Italia non ha avuto parte, non fosse per altro, perchè non esisteva politicamente. Al Congresso di Westfalia Venezia ebbe luogo cospicuo, ma come mediatrice. Ad esso ed a parecchi altri, alcuni dei singoli Stati, nei quali fino a questi ultimi tempi era la nostra patria divisa, segnatamente Casa Savoia, furono in una maniera più o meno imperfetta rappresentati, ma solo per la tutela dei loro particolari interessi; nemmeno al Trattato generale di Vienna è apposta la firma d'alcuno Stato italiano. Essi ne subirono le decisioni per la parte che riguardava ciascuno di loro, poi non fecero che accedere al loro complesso.

Dopo il Trattato del 1815, che aveva dato all'Europa un certo assetto, distrutto oramai in troppe parti, segnatamente nelle più importanti, nei Paesi Bassi, in Italia, in Germania, la più parte delle alterazioni internazionali compiute in Europa non poggiano sopra trattati europei. Le alterazioni costituzionali della Svizzera, dell'Austria-Ungheria, dell'antico Regno di Polonia, sono opera di atti interni; la soppressione della città libera di Cracovia, l'annessione delle isole Ionie alla Grecia, la costituzione dell'Italia e della Germania, la limitazione attuale della Danimarca e della Francia, o hanno avuto luogo per atti interni, quali gli accennati plebisciti italiani, o mediante trattati particolari fra le Potenze interessate, come i citati italiani di Zurigo, di Torino e di Vienna, e quelli di Praga del 1866 e di Francfort del 1871.

Fanno eccezione a tutto ciò, lasciando da parte l'affrancamento del Neufchâtel dalla Corona di Prussia, la costituzione del Belgio, la condizione del Lussemburgo, la creazione della Grecia, e l'Impero turco, intorno a cui si travaglia da tanto tempo la politica europea.

L'Italia non vi ha partecipato fino alla guerra di Oriente del 1854. L'intervento allora del Piemonte alla guerra di Crimea gli ha fatto prender parte al più grande atto di allora della vita politica di Europa, il Congresso ed il Trattato di Parigi del 30 marzo del 1856. Costituitosi poi il Regno d'Italia, esso ereditò la posizione conquistata da Cavour nel 1856, ed aggiungendosi alle cinque grandi Potenze, che dopo il Congresso di Aquisgrana del 1818 avevano costituito la pentarchia europea, l'Italia ha partecipato ai varii trattati generali che ebbero luogo in Europa, e a tutto ciò che di collettivo si è tentato ed iniziato in fatto di determinazione del diritto internazionale pubblico.

Se però l'Italia ha avuto parte in tutto ciò, e quindi abbiamo un complesso di diritti e doveri in proposito, giustizia è aggiungere che, salvo in qualche parte la pace di Parigi del 1856, ove, oltre essere stati belligeranti, avevamo la fortuna di essere rappresentati da un uomo di eccezionale valore personale, quale il conte di Cavour; il diritto costituito negli altri atti generali ha avuto la partecipazione e il consenso dell'Italia, come una delle grandi Potenze europee, ma in realtà è stato determinato dalla

iniziativa e dagli sforzi delle Potenze più interessate e più importanti. Sembrerebbe dunque soverchio ed eccessivo fermarcisi a lungo.

24. Noi abbiamo diviso tutto questo complesso di atti internazionali in quattro gruppi o sezioni.

La prima l'abbiamo composta dei varii atti europei, dal trattato di Parigi del 1856 a quello di Berlino del 1878, che concernono gli affari di Oriente.

Tutti ricordano che l'Impero ottomano è stato stabilito per forza di armi, mosse e rese gagliarde da un vigoroso soffio di fede religiosa, sulle rovine del vecchio Impero Romano Orientale. I Turchi, dopo avergli tolto l'Asia, passarono in Europa nel secolo xiv, un secolo più tardi s'impadronivano di Costantinopoli, un altro secolo dipoi avevan preso pressochè tutta la gran penisola dei Balcani, l'Egitto, la Siria, il nord dell'Africa; avevan passato il Danubio, resi tributarii i Valacchi e i Moldavi, scorrazzato in Ungheria, nella Polonia e nella Russia meridionale, preso Pest, assediato Vienna.

Quella grandezza non durò. Battuti a Lepanto nel 1571, furono impotenti oramai contro l'Occidente; respinti da Vienna, furono man mano cacciati dall'Ungheria e dalla Russia meridionale; i Russi cominciarono anche a prendere fin dal secolo scorso sotto la loro così detta protezione i Moldavi e i Valacchi; nel secolo presente i Serbi si ribellarono e si costituirono in principato vassallo; i Greci, aiutati dall'Europa, si costituirono in regno indipendente; tutto l'Impero parve non poter più esistere contro le cupidigie della Russia e le tendenze centrifughe dei popoli soggetti di altra religione e lingua, Greci, Albanesi, Rumani e Slavi, se non per le gelosie politiche delle altre Potenze, segnatamente Inghilterra, Austria e Francia.

Il tentativo della Russia del 1853 indusse diffatti la Francia e l'Inghilterra ad allearsi col Sultano; ad esse stimò unirsi il re Vittorio Emanuele con quel capolavoro diplomatico del conte di Cavour che fu l'alleanza colle Potenze occidentali, a fine di fare entrare il Piemonte nella gran politica europea, averne appoggio contro l'Austria, e modo di farsi campione dei diritti della nazionalità italiana.

Quella politica fu coronata dal più splendido successo; l'esercito piemontese si copri di gloria in Crimea, e quando venne il momento della pace, e del congresso che all'uopo si tenne a Parigi, invano l'Austria ne contrastò l'ammessione; Cavour riuscì a entrarvi, e alla pari. Quindi la partecipazione e la firma del Piemonte, ossia dell'Italia, a quel celebre trattato, e al diritto pubblico europeo in esso stabilito, e che in qualche parte dura ancora.

25. Esso è veramente notevole, come quello che meno si discosta dai principii razionali, fra i grandi congressi e trattati europei. V'intervenivano

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alla pari tutti i belligeranti, vincitori e vinti, e vi si chiamavano le altre due grandi Potenze, Austria e Prussia. La Turchia così entrò a far parte del diritto pubblico europeo, il Piemonte preluse all'entrata dell'Italia fra le grandi Potenze, che hanno l'egemonia dell'Europa, e che nelle condizioni odierne sono come l'organo internazionale della coscienza giuridica e della civiltà presente europea. I vincitori non abusavano della vittoria, non accampavano diritti di conquista, non si aggregavano violentemente popoli di altra nazionalità; ma la Russia restituiva al Sultano Kars, gli alleati sgombravano tutto il territorio russo; solo, a maggior tutela della libertà di navigazione del Danubio, ed a rispetto della nazionalità rumana, si faceva dallo czar restituire alla Moldavia una parte della Bessarabia che le aveva tolto nel 1812. Per verità i popoli orientali conquistati dai Turchi, Greci e Slavi, restavano soggetti al dominio ottomano precedente; ma l'Europa prendeva atto delle riforme sancite all'uopo dal Sultano, riforme per altro riuscite poi a pruova vanissime. La Serbia e i Principati danubiani restarono soggetti all'alta sovranità del Sultano, ma ottenevano piena autonomia interna; e l'ordinamento politico dei Principati danubiani, allora divisi, si subordinò alla espressione dei loro voti, i quali formolandosi nella Unione di essi principati, riuscirono poi a prevalere e quindi alla costituzione della Rumania, salutata universalmente come un progresso del diritto e della civiltà fra le genti.

Il Bosforo e i Dardanelli restavan chiusi alle navi da guerra, il Mar Nero si dichiarava aperto al commercio del mondo, e si neutralizzava. Quindi la Russia e la Turchia si imponevano di non tenervi flotte e arsemali militari. La navigazione del Danubio si dichiarava libera, e si poneva sotto la sorveglianza dell'Europa, cioè dei commissarii dei suoi sette Stati principali; i quali ebbero il diritto di farvi stazionare due bastimenti leggieri, diritto che naturalmente l'Italia continua a godere. La Russia assunse inoltre l'impegno di non fortificare le isole Aland nel Baltico, che minacciavano la Svezia. E nell'art. 8 si stipulava « se sopravvenisse tra la Sublime Porta ed una o parecchie delle altre Potenze segnatarie un dissenso che minacciasse il mantenimento delle loro relazioni, la Sublime Porta e ognuna di queste Potenze, innanzi di ricorrere all'impiego della forza, metteranno le altre parti contraenti in condizione di prevenire questa estremità mediante la loro azione mediatrice » (1). Impegno che

(1) Le medesime Potenze al 14 aprile, nel Protocollo XXIII di quel Congresso, firmarono la celebre dichiarazione: « I signori Plenipotenziarii non esitano ad esprimere, in nome dei loro Governi, il voto che gli Stati, fra i quali si elevasse un serio dissenso, innanzi di far appello alle armi, e in quanto ciò fosse permesso dalle circostanze, ricorressero ai buoni ufficii di una Potenza amica ». Vi aggiunsero però che il desiderio espresso nel Congresso non impedirebbe in nulla il libero apprezzamento delle questioni che toccano la propria dignità, che nessuna

pur troppo non è valso a evitare la guerra venti anni dopo, ma che è monumento dei sensi civili e umani di quel Congresso.

26. Quindi gli altri impegni assunti dall'Italia in virtù della sua partecipazione all'opera del 1856; il concorso al regolamento della navigazione del Basso Danubio del 1865, ed alla guarentigia dell'imprestito contratto all'uopo dalla Commissione europea del 1868.

Quindi ancora la sua partecipazione al trattato di Londra del 1871, mediante il quale, mantenendosi il principio della chiusura dei Dardanelli alle navi da guerra in tempo di pace, si aboli quello della neutralizzazione del Mar Nero, e quindi il divieto alla Russia, così grave al suo orgoglio, di tenervi arsenali e flotte militari (1).

Fra gli atti cui ha partecipato l'Italia riguardanti le cose d'Oriente, notiamo i protocolli del 1868 e del 1873 concernenti il governo del Libano. Ivi si ha una popolazione mista di pochi Musulmani signori, e di molti Cristiani, la più parte Maroniti (2). Ciò aveva prodotto dei torbidi e delle stragi che avevano grandemente commosso tutta la Cristianità, e fatto occupare la Siria dai Francesi. La cosa era stata composta nella Conferenza di Costantinopoli, mediante l'atto del 9 giugno 1861 ed altri successivi. Vi si è appunto mirato a costituire in quel paese un governo che, salva la sovranità del Sultano, non ponesse la gran maggioranza cristiana in balia di una infima minoranza musulmana; e d'altra parte non fosse

Potenza saprebbe abbandonare. Era una timida dichiarazione, che non riuscì nemmeno a cansare gli urti delle nazioni contrastanti, Italiani e Austriaci, Danesi e Tedeschi, Hohenzollern e Absburgo, Francesi e Germani, ma che resta come espressione della coscienza civile dell'umanità.

(1) Nelle conferenze che riuscirono al detto Trattato, tornando durissimo che, profittando dello schiacciamento della Francia, della conseguente impotenza dell'Inghilterra e della compiacenza interessata della Germania, la Russia si sciogliesse da sè dai vincoli contratti a Parigi in ordine alla neutralità del Mar Nero, si firmò la seguente notevole dichiarazione: « Les Plénipotentiaires de l'Allemagne du Nord, de l'Autriche-Hongrie, de la Grande-Bretagne, de l'Italie, de la Turquie et de la Russie, réunis aujourd'hui en conférence, reconnaissent que c'est un principe essentiel du droit des gens, qu'aucune Puissance ne peut se délier des engagements d'un traité, ni en modifier les stipulations, qu'à la suite de l'assentiment des parties contractantes, au moyen d'une entente amicale. "En foi de quoi les dits Plénipotentiaires ont signé le présent Protocole.

Fait à Londres le 17 janvier 1871.

Signés: Cadorna, Bernstoff, Appony, Grenville, Brunow, Mussurus. Più tardi vi aggiunse la sua firma, per parte della Francia, il Broglie al 13

marzo.

(2) Popolazione totale 220,504 abitanti; di cui Maomettani 6254; Maroniti 135,736; Drusi 25,088; Greci ortodossi 27,880; Greci cattolici 17,320; Metuali 7800; di altre sette 326. BEHM UND WAGNER, Die Bevölkerung der Erde. Mittheilungen, di Petermann. Nov. 1876, p. 20.

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