Poesie e prose italiane e latine edite ed inediteIstituto Italiano d'Arti Grafiche, 1903 |
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Poesie e Prose Italiane e Latine Edite ed Inedite (Classic Reprint) Lorenzo Mascheroni No preview available - 2018 |
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Popular passages
Page 170 - Ma fra queste cadenti antiche torri Guidate, il sai, da la Cesarea mano (") L'attiche discipline, e di molt'oro Sparse, ed altere di famosi nomi Parlano un suon, che attenta Europa ascolta. Se di tua vista consolar le tante Brame ti piaccia, intorno a te verranno...
Page 171 - Che se ami più de l'eritrèa marina Le tornite conchiglie, inclita Ninfa, Di che vivi color, di quante forme Trassele il bruno pescator da l'onda ! L'aurora forse le spruzzò de' misti Raggi, e godè talora andar torcendo Con la rosata man lor cave spire.
Page 184 - Andiamo, Lesbia; pullular vedrai Entro tepide celle erbe salubri, Dono di navi peregrine; stanno Le prede di più climi in pochi solchi. Aspettan te, chiara bellezza, i fiori Dell'Indo; avide al sen tuo voleranno Le morbide fragranze americane, Argomento di studio e di diletto.
Page 171 - E i sensi de' lor detti: essi de' tuoi Dolce faranno entro il pensier raccolta. Molti di lor potrian teco le corde Trattar di Febo con maestre dita; Non però il suon n'udrai; ch'essi di Palla, Gelosa d'altre Dee, qui temon l'ire.
Page 185 - Ricerca forse il patrio margo e '1 rio, e ducisi d'abbracciar con le radici estrania terra sotto stelle ignote, e in europea prigion bevere a stento brevi del sol per lo spiraglio i rai. E ancor chi sa che in suo linguaggio i germi compagni di quell'ora non avvisi che il sol, da noi fuggendo, a la lor patria, a la Spagna novella, il giorno porta?
Page 180 - Dalle vicine carni al lembo estremo Venne a toccar, la misera vedevi, Quasi risorta ad improvvisa vita, Rattrarre i nervi, e con tremor frequente Per incognito duol divincolarsi. Io lessi allor nel tuo chinar del ciglio Che ten gravò ; ma quella non intese Di qual potea pietade andar superba. E, quindi in preda...
Page 173 - Né lidi a lidi avea imprecato ed armi Contrarie ad armi la deserta Dido.* Non lungi accusan la vulcania fiamma Pomici scabre, e scoloriti marmi.' Bello è il veder, lungi dal giogo ardente, Le liquefatte viscere de l' Etna, Lanciati sassi al ciel. Altro fu svelto Dal sempre acceso Stromboli; altro corse Sul fianco del Vesevo onda rovente. O di Pompeio, o d' Èrcole già colte Città scomparse ed obliate, alfine, Dopo sì lunga età risorte al giorno! Presso i misteri d...
Page 180 - Non esse a colpo di coltel crudele 350 torcean le membra, non a molte punte: già preda abbandonata da la morte parean giacer; ma se l'argentea benda altra di mal distinto ignobil stagno da le vicine carni al lembo estremo i...
Page 182 - Ossee d'intorno a lui con cento aspetti Stanno silvestri e mansuete fere : Sta senza chioma il fier leon, su l'orma Immoto è il daino ; è senza polpe il bieco 413 Cinghiai feroce, senza vene il lupo, Senza ululato, e non lo punge fame De le bianche ossa de l'agnel vicino. Piaccia ora a te quest'anglico cristallo A' leggiadri occhi sottoporre ; ed ecco 420 Di verme vii giganteggiar le membra.