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essa nemici potentissimi, che vogliono opprimerla. Si sono finora riusciti, e sono scorsi dieci anni che si vive in Francia senza religione. È vero, che è maggiore il numero de' buoni, che de' cattivi; ma i cattivi sono più intriganti de' buoni. Ne' primi due anni della Rivoluzione, riuscì loro di balzare dal trono il re, e di bandire la religione cattolica dal regno. Sono scorsi in appresso molti anni, ne' quali la gioventù si è assuefatta a non veder vescovi, preti, ed altari; e chi ha veduti gli antichi, ben facilmente può ora dimenticarsene. La politica del governo dee dunque tenersi a un temperamento di non urtar troppo contro l'uno o l'altro partito. Quindi la sua buona o mala fede sarà versatile, e si accomoderà alle circostanze del tempo, e all' indole di una nazione sempre incostante e leggiera. Il passato e il presente ci dee convincere, che la molla regolatrice di tutte le risoluzioni o dell' antico Direttorio, o del moderno Consolato non è stata, e non è altra, se non di servirsi della religione per addormentare quella parte di nazione che vuole esser cattolica.

Ciò premesso pare a mi, che per non lasciarsi ingannare, convenga tener fermo nei punti di dogma, e specialmente nel primato del Papa di divina istituzione; nella costituzione dell'ecclesiastica gerarchia; nella missione legittima che debbon ricevere i vescovi dal Papa, e i subalterni pastori dai vescovi; nella purità della morale cristiana; nella libertà della predicazione evangelica. Tutto questo concerne il dogma: ma bisogna ancora esser saldi e costanti nelle regole della disciplina universale della Chiesa, come per esempio, celibato de' clerici, professione de' consigli evangelici, impedimenti matrimoniali, amministrazione de' sacramenti ecc, e finalmente nelle pratiche del culto esteriore giusta le consuetudini o universali, o particolari di ciascuna chiesa. Se si può tener fermo tutto questo, la religione è in salvo, non ostante che perda quegli ornamenti, che la rendono macstosa e decorata come pur si conviene alla sua dignità e santità Se il governo accorda tutto questo, può allora sperarsi che operi di buona fede.

Non si pretende per questo, che il governo stesso impieghi tutta la sua autorità, affinchè tutt' i Francesi credano gli stessi dogmi, osservino tutte le regole della disciplina e della morale;

ma si pretende con ragione, che il governo, senza forzar veruno, approvi e protegga tutti quei che rettamente credono, e vivono da buoni cattolici; che tolga tutti gli ostacoli che possono frapporvi impedimento; e sopra tutto che non pretenda mai dalla Sede Apostolica neppure una parola, o una sillaba, la quale o direttamente si opponga, o anche possa esser interpetrata a danno della fede, della morale, della disciplina. Se non si conviene su questo punto, si troverà sempre una insormontabile resistenza per parte della Santa Sede di convenire in ogni trattato, e si avrà una prova certa e costante, che non si vuole far risorgere in Francia la religione, ma se ne vuol piantare una a capriccio per addormentare i cattolici. Questa fu la maliziosa politica del Giacobinismo, e dell' Assemblea costituente. Si formò la famosa costituzione civile del clero, la quale non intaccava di fronte i principali misteri della fede per non offendere le orecchie cattoliche, ma rovesciava la gerarchia della Chiesa, ne distruggeva la disciplina, e sotto la larva di una chiesa cristiana e credente i medesimi dogmi, si annientava la Chiesa cattolica, e si rompeva l'unità, distaccando i pastori dal centro, i membri dal capo. Si vollero obbligare tutti gli ecclesiastici e funzionari a giurarla; ed ecco il fomite dello scisma, ecco la causa brevi apostolici della Sa. Me. di Pio VI.

Se si vuol formare una religione alla moda, e non sostenuta su quelle basi, e su quella pietra su cui il divino Istitutore l'ha fon data, perchè s'implora l'autorità della Sede Apostolica? Faccia pure il governo quello che crede; il Papa si rallegrerà che cessi la persecuzione in Francia, che sia libero l'esercizio del culto cattolico, e che si accordi ai cattolici dal governo quella protezione, che più gli piacerà. Ma non potrà mai sanzionar queste grazie, se non con espressioni miste di gaudio e di dolore di gaudio per il bene che ne risente la religione; di dolore, perchè non lo riceve tutto per l'intero. Ognuno in somma dee parlare col linguaggio delle proprie massime, e de' respettivi doveri; e ogni parola del capo della Chiesa, e del maestro universale del Cristianesimo non può misurarsi dal bene che produce, ma dalla conformità delle massime che professa ed insegna a tutto l'orbe cattolico. Come per esempio può il Papa accordare che il governo abbia tutti i diritti e privilegi, che avevano i re di Francia,

se non si dichiara, che questo governo è cattolico? come può permettere che i vescovi, e gli ecclesiastici giurino l'osservanza delle leggi della Repubblica, se ve ne sono alcune anticristiane? Come può riconoscere l'alienazione de' fondi ecclesiastici, che è stata un' usurpazione proscritta dai canoni dogmatici della Chiesa? Come può rinunziare al diritto, che hanno le chiese e gli ecclesiastici, di possedere beni stabili, forzandolo ad approvare un articolo, in cui non si permettono che fondazioni in rendite sullo stato? Potrà il Papa sostenire e tollerare in silenzio queste ingiurie e questi oltraggi; ma non potrà mai convenirne in un concordato. Se si vuol esigere da lui questa prevaricazione, è indizio manifesto di mala fede, e se vi è la mala fede, a che giova ogni trattato ?

Altro indizio di mala fede è anche quello di far delle minaccie sul temporale, per conseguire ciò che si vuole sullo temporale. N'è un altro quello di permettere, che, volendosi la Francia riunire alla Santa Sede, si riuniscano i vescovi intrusi in un concilio per ristabilire la pace nelle chiese di Francia, ad abbiano la temerità d'invitare il Papa a intervenirvi. Molti altri di questi argomenti potrebbero addursi, ma sono ovvii a chi ragiona, portando l'occhio al passato, al presente, al futuro. Siamo stati ingannati nel tempo passato; lo siamo ancora ; lo saremo in appresso per la massima adottata dal governo francese di dominare sopra tutta l'Italia. Una nuova rottura col Papa non è certamente una buona politica del governo francese, il quale si proverà così l'odio di tutte le nazioni del mondo, e molto più quando si prendesse per pretesto la non seguita conciliazione su gli affari ecclesiastici. In Francia stessa nascerebbero nuove discordie e nuovi rumori, e sarebbe il governo contradicente a sè stesso, avendo manifestato che per ridonar la pace alla nazione è di mestiere di restituirvi la religione, e poi nel tempo stesso si perseguita il Papa, che non vuol acconsentire di abbandonarne le massime,e gl'insegnamenti. Non è dunque la religione, che misura i passi del governo francese, ma è l'interesse, l'ambizione, e l'avidità di comandare in Italia e d'invadere il regno di Napoli.

Passando dagli affari spirituali ai temporali, pare in primo luogo più conveniente che chi va ora a Parigi, tenga un contegno tutto privato, e si valga delle prerogative della sua dignità, am

messe in Francia anche in tempo della monarchia, per non accomunarsi cogli altri ministri in luoghi pubblici, in sessioni diplomatiche, in funzioni di corte. Eviti anche ogni discussione di affari temporali, non per negarsi a sentirne le proposizioni, ma per venirne a trattato e conchiusione.

In tutto il resto è superfluo di dar delle istruzioni a chi ne ha date tante all' arcivescovo di Corinto, e che hanno prodotto sì buon effetto.

(Arch. du Vatican).

595. Consalvi à Doria.

(no 1) 1

Parigi, 24 giugno 1801.

Ieri sera giunsi in Parigi dopo quattordici giorni e mezzo di viaggio, in cui non ho dormito che quindici in sedici ore. Sentendo che la posta parte questa mattina, non lascio di renderne intesa con queste poche righe l'Em. V., come è mio dovere. Mi riporto per il di più al foglio annesso. Non avendo ancora potuto veder nessuno, non posso render conto che di quello di cui sono stato informato da Mgor Spina. Oggi, spero di esser presentato al Primo Console e al ministro, e di vedere il sig. abbate Bernier. Prego V. Em. di consegnar l'acclusa a Nostro Signore, a cui do conto del mio arrivo in questa città. La posta è sul partire; onde altro non aggiungo, se non che le proteste del mio ossequio e venerazione, etc.

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Giunto ieri sera al tardi, e sentendo che la posta parte questa mattina, non posso dire che poche parole sullo stato attuale delle cose, di cui mi ha informato in gran fretta Mgor Spina. Il

1 La correspondance de Consalvi avec le card. Doria et Mgr Di Pietro, pendant sa mission en France et son voyage pour retourner à Rome, a été publiée en partie par le P. Theiner (t. II, pièces XXI). Nous avons dù réviser ce qui a été imprimé, et surtout suppléer ce qui manquait.

2 La lettre de Consalvi au Pape n'a pas été retrouvée.

fatto è, che in sostanza ci è assai più da temere che da sperare sulla conclusione del trattato, mentre dopo che il progetto inviato da Roma per mezzo del corriere Livio era qui piaciuto, si può dire quasi interamente, all'improvviso è uscito fuori un sesto progetto, di cui si è pretesa da Mgor Spina, ed ora si pretende da me la immediata sottoscrizione. Questo sesto progetto, nel contenere qualche modificazione di quello ufficiale che fu esaminato in Roma, sostanzialmente però presenta le medesime difficoltà in tutti gli articoli, che in Roma furono creduti inammissibili, cioè sul primo articolo riguardante il ristabilimento della religione, su quello dei vescovi, su quello dei beni ecclesiastici, e su gli altri in somma ne' quali in Roma si fecero delle mutazioni. Il solo articolo che si ammette qui quasi a tenore della riforma fatta in Roma, è quello del giuramento, acconsentendosi che si limiti a promettere « fedeltà e obbedienza al governo »>, coll'aggiunta però delle parole « ed alle autorità costituite », la quale aggiunta non mi pare che presenti alcuna seria difficoltà. Siccome questo sesto progetto è sostanzialmente diverso da quello riformato da Sua Santita, sarà impossibile che noi lo ammettiamo.Si farà di tutto per persuadere l'abbate Bernier ed il governo; ma non vedo fondate speranze di riuscirvi. Il Primo Console vuole assolutamente avere dei riguardi a tutt'i partiti. Quello ch'è contrario al ristabilimento della religione è assai forte.

Quanto alla mia venuta a Parigi, l'abbate Bernier ha riferito a Mgor Spina ch'è piaciuta al Primo Console, non però al ministro. Io farò ogni sforzo perchè la dimora qui sia brevissima: ogni ragione lo esige, come meglio dirò in altra lettera. Ci vuole gran cautela nelle espressioni, ancora nelle cifre, perchè sono sufficientemente cognite.

Il Primo Console ed il ministro hanno disapprovato che Cacault sia partito da Roma, posto che la risposta di Nostro Signore era stata mandata col corriere Livio. Ma queste cose niente significano, e dipendono dalle circostanze della giornata, onde disapprovate oggi sono spesso approvate domani.

L'abbate Bernier si è mostrato con Mgor Spina acerrimo sostenitore di questo sesto progetto, onde non ho la speranza del di lui appoggio per isventarlo. Conchiudo che le cose sono in

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