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anche di altri membri, i quali, siccome in fondo non la vorrebbero, così nell'ammetterla esigono che sia nel miglior grado possibile.

Siamo qui in tre persone, tutte attaccatissime alla Santa Sede, e V. Em. può esser certa che sudiamo sangue ogni giorno ed ogni notte su queste riflessioni. Dio faccia, che almeno si concilii la cosa in un modo che non urti la sostanza. V. Em. creda pure, che salvo un errore involontario, non verremo mai macchiarci di un'azione simile, e a questo costo piuttosto romperemo. Preghi Dio per noi, perchè il bisogno è estremo.

(Arch. du Vatican).

619. Consalvi à Doria.

(no 9)

Parigi, 2 luglio 1801.

Il sig. conte di San Marsan, che viene di quà espulso ', spedisce un corriere a Napoli, ma non precisamente di quà, ma bensì da Francfort dove egli si conduce; e perciò il corriere non passerà per Roma sì presto nondimeno ne profitto per dargli questa lettera, in cui informerò V. Em. di cose necessarissime riguardanti la trattativa ecclesiastica, e ricapitolerò qui specialmente ciò che le ho scritto in tre dispacci e due cifre, che le inviai ieri per la posta, de' quali non ho le copie, che Dio sa se e quando gli arriveranno. Non ricapitolerò le cose [contenute] in altri dispacci antecedenti, cioè dal no 1 fino al no 4, come meno interessanti, volendo lusingarmi anche che colla posta le siano giunte. Dirò qui solamente il più premuroso, cioè il contenuto de' dispacci e cifre n' 4, 5, 6, 7, 8, inviate, come le ho detto, colla posta di ieri.

Dico dunque a V. Em., che quando arrivai io qui, fui ricevuto benissimo. Due volte ho veduto il Primo Console, ma sempre in pubblico, cioè alla pubblica udienza, e al pranzo. Due volte ho veduto il ministro Talleyrand, cioè alla visita che gli feci, e ad un pranzo a cui m' invitò. Il Primo Console, e gli altri due, e il ministro suddetto, e gli altri ministri mi hanno trattato con tutta la gentilezza e decoro. Sono andato, sempre ve

1 Voir la pièce no 625.

stito da cardinale, come in Roma. Tutti mi dicono che ho avuto la fortuna di non dispiacere personalmente.

Ma quanto all' affare, non ho la consolazione di poterle dire egualmente buone nuove. Giunto qui, seppi da Mgor Spina che il progetto di Roma portato da Livio, sul principio piacque moltissimo al Primo Console, e anche al ministro; o almeno questo lo dimostrò, perchè il Primo Console così si espresse. Non si volle però fare alcun passo, per aspettare la risposta di M. Cacault alla domanda, fatta fare per di lui mezzo, di sottoscrivere quel progetto ufficiale senza alcuna modificazione, sperando che il timore avesse indotto Nostro Signore a farlo, e così guadagnare di più. In tale intervallo di aspettativa, i nemici della religione riuscirono a far cambiare la scena. Tutto all' improvviso si dichiarò a Mgor Spina che il progetto di Roma non piaceva niente affatto, e gli si propose un altro progetto con una memoria, che accludo n' I e II. Mgor Spina rispose una memoria n° III', con cui si ricusò ad ammetterlo, ciò che fu qui preso malissimo. Siccome però Mgor Spina diceva nella sua risposta, che dovendo venire io a momenti (la quale determinazione, che sapevasi qui in quei giorni coll' arrivo di Bartolomeo, era stata molto gradita dal Primo Console, non però dal ministro), si sarebbe veduto quali istruzioni portassi, il governo sospese perciò ogni ulteriore passo.

Io giunsi, e il Primo Console mi ricevè subito dentro le venti quattro ore. Quantunque mi ricevesse in pubblico, attorniato dal consiglio di stato, dai ministri, e generali, e consoli, ecc., pure mi tenne tre quarti d'ora, e mi parlò moltissimo. Primieramente, sulla cattiva condotta di Roma per farsi influencer, diceva lui, dalle Potenze estere, e particolarmente non cattoliche; su di che gli risposi, che Roma aveva a tutte le Potenze quei riguardi che erano convenienti e dovuti, specialmente essendovi de' cattolici dappertutto, ma che non sussisteva la influenza che egli supponeva. Secondariamente, mi parlò del progetto, e con un lungo discorso e assai energico, ma insieme dolce e pieno di pulizia, mi disse che assolutamente in cinque giorni io dovevo

1 Les annexes I et III sont les pièces nos 564 et 565. La note de Bernier, qui formait l'annexe II, n'a pas été retrouvée (Cf. p.64 note 4).

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sottoscrivere il progetto presentato a Mgor Spina, altrimenti egli avrebbe sconcluso, e adottata un' altra religione per il popolo, che ne aveva la maniera, e che avrebbe prese le sue determinazioni. Questa fu la sostanza del suo discorso. E quanto alla mia risposta, la sostanza fu questa, cioè che Sua Santità niente più desiderava che la conclusione dell' affare; che per dire vero credeva finito, parendogli impossibile che il suo progetto, in cui tutto si accordava nel fondo, non fosse piaciuto ma che prevedendo peranco il caso che non fosse piaciuto, come gli si era fatto presentire nel dispaccio di M. Cacault, nel mandarmi a Parigi ad oggetto di dissipare i falsi sospetti concepiti sulla condotta di Roma nel ritardo della risposta (ritardo nato dal nuovo esame intrapreso con M. Cacault), il suo stesso desiderio di concludere l'affare lo aveva anche indotto ad autorizzarmi, che, se qualche frase o espressione del suo progetto non fosse piaciuta, potessi io cambiarla, purchè però la sostanza non si alterasse. Onde conclusi che avrei esaminato il progetto, e se i cambiamenti non toccassero la sostanza, lo avrei sottoscritto senza ritardo; se poi la toccassero, ciò non era in mio potere, e che quando egli non volesse in conto alcuno arrendersi, perchè sempre me lo ripeteva fortemente nel discorso, non ci era altro da fare se non che interpellare Nostro Signore, per vedere se i cambiamenti nuovi che si proponevano gli sembrassero ammissibili, e quindi li accettasse; per il che mi esibii di ripartire io colla massima sollecitudine, o inviare un corriere, come a lui più fosse piaciuto. Ma egli non mi diede quartiere, e sostenne sempre che o bisognava che in cinque giorni io sottoscrivessi, o rompere affatto. Si finì col ripetergli io le stesse cose, e che mi riservavo ad esaminare il progetto.

Il giorno dopo, fui dal ministro, e si fece lo stessissimo discorso da una parte e dall' altra. Vidi però che nel ministro si trovavano ostacoli insuperabili, su di che non mi estenderò di più.

Intanto avendo io tenuto su di ciò molti discorsi, anche con il sig. abbate Bernier, vidi che il governo, vedendo e in qualche modo valutando le mie ragioni, cominciò a fare un altro lavoro, il quale mi fu presentato il settimo giorno della mia dimora qui, e lo accludo al no IV1. In questo progetto, che in sostanza è il

1 Pièce no 610.

settimo, si è preteso, riducendo il nostro primo articolo ad un preambolo, di accordare in esso preambolo qualche cosa; ma in fondo il progetto è sempre l'istesso, anzi è rincarito di quello presentato a Mgor Spina '; mentre l'articolo del giuramento, che in quello di Mgor Spina si presentava in due modi, cioè nel modo ammesso a Roma dell' obbedienza e fedeltà al governo, aggiungendo le parole « e alle autorità costituite » per comprendervi anche i corpi legislativi (mentre il governo è composto del solo potere esecutivo), sia, in un altro modo, comprensivo della sommissione alle leggi. Esaminato il progetto da me, e da Mgor Spina e P. Caselli, concludemmo che non si poteva ammettere, si perchè in alcune cose toccava la sostanza della religione, comprendendo alcuni articoli già rigettati da Roma, sì perchè toccava certamente la sostanza del progetto di Sua Santità, non limitandosi a soli cambiamenti di frasi ed espressioni, ma omettendo diverse cose, e includendone altre che lo alteravano sostanzialmente; nel qual caso i miei poteri non mi permettevano di sottoscriverlo.

Non potrò mai dipingere l'angustia di quella notte, mentre ci fu ordinato di dover dare la risposta la mattina seguente. Non ho avuto tempo di far qui della francese una copia. Nella detta memoria dimostrai l'impossibilità di adottare il progetto propostomi. Ma siccome l'abbate Bernier ci aveva detto, che con tal negativa tutto era perduto, e che bisognava almeno unirci una nuova redazione fatta da noi, in cui ci accostassimo alla loro il più che la religione lo permettesse, e ci offerissimo a sottoscriverlo subito quando fosse ammesso, così ci applicammo in tre, come ho detto, a fare questa nuova redazione, che accludo no VI, e procurammo in essa di salvare la sostanza, cedendo al resto. Per salvare la sostanza, bisognò arrampicarsi fin dove si potè,per dire la cosa in una maniera volgare, ma che pur troppo esprime. Le ragioni che ci determinarono a questa redazione, V. Em. le troverà in parte nell'istessa memoria no V, che demmo al governo, in parte nel foglio di Schiarimenti che accludo no VII', cioè quelle che posso dire a V. Em. e non potevo dire al governo medesimo.

Le projet VI (pièce no 564).

Pièce no 611. Nous n'avons pas la note de Consalvi (annexe V), ni son contre-projet (annexe VI). Cf. p. 432, note.

Si aspettarono li giorni fra la speranza ed il timore che il governo cedesse, o persistesse nelle sue pretensioni, quando all'improvviso ieri il sig. abbate Bernier ci venne a trovare, e ci disse che il governo persisteva nel riprodurre il suo ultimo progetto, e che questa mattina egli ci avrebbe data l'ultima nota definitiva, la quale, a quel che ci disse, altro non sarà che una dimostrazione che il detto progetto è ammissibile, e che, non alterando la sostanza, io posso segnarlo. Alli argomenti che ci ne disse in voce, risposemmo francamente che non provavano l'assunto. Egli si espresse che li avressimo meglio veduti in iscritto, e che avressimo poi data la nostra risposta, prevenendoci che essa è l'ultima che si riceverà, e che se sarà negativa, tutto sarà perduto. Solo ci ha detto, che egli pensa che qualche sinonimo possa trovarsi per contentare il Papa e il governo. — Gli abbiamo risposto, che ciò si riconosce impossibile, trattandosi di omissioni sostanziali, di espressioni contrarie alle leggi della Chiesa, e altre cose simili d'importanza gravissima.

Stiamo ora aspettando questa memoria, che dovrebbe arrivare a momenti. Eccoci dunque arrivati all'ultimo atto. Dio solo vede l'angustia del nostro cuore. Bisogna esser qui per capire la somma importanza dell'affare, e la somma difficoltà per riuscirvi, cambiandolo come si desidera per effettuare questa sospirata riunione. Vedendo pur troppo l'impossibilità in cui si è di acconsentire, si sono rinnovate intanto le più premurose istanze per spedire a Roma, o tornarci io stesso; ma ciò si nega inesorabilmente, e si vuole la sottoscrizione o la negativa senza ritardo alcuno, il quale si attribuisce a fini politici contro ogni verità.

Questa mattina saremo condotti dall'abbate Bernier dal Primo Console, come di traverso, essendo la visita diretta a fare un atto di rispetto alla moglie. Siamo persuasi che si è scelto questo momento per farci sentire personalmente, con quella risolutezza che gli dà la sua dignità ed il suo carattere, la decisa sua volontà di questa immediata sottoscrizione e la negativa di ogni ulteriore dilazione. Tralascio qui la mia lettera per prepararmi ad uscire per tale oggetto, e per aspettare la memoria dell'abbate Bernier. Riassumerò la lettera dopo la visita, e dopo ricevuta la memoria, includendo anco la memoria che gli faremo, se pure questo corriere tarderà a partire, tantocchè ne abbiamo il tempo.

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