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rispettivo del prezzo d'alienazione si ragguagliava colla rendita in base al saggio convenuto. L'acquisitore aveva non di rado la facoltà d'avere l'assegnazione della rendita sulla città, comune, corpo o terra che avesse prescelto; da siffatte alienazioni derivarono le annualità sul regio tasso, alle quali erano assicurati privilegi e prerogative diverse. Esse erano trasferibili, come le altre rendite sullo Stato.

La designazione di regio tasso, data al tributo diretto nelle provincie sarde, si rileva da un ordine del duca Emanuele Filiberto di Savoia del 28 dicembre 1561.

Molte alienazioni del regio tasso furono fatte sotto la designazione di infeudazioni.

Nello Stato pontificio si adottò da secoli il sistema de' monti coi rispettivi luoghi e si moltiplicarono in guisa che ai tempi di Sisto V se ne contarono undici, per cui ne risultava che pressochè tutte le rendite dello Stato e della Chiesa erano vendute od ipotecate. Fra questi monti vi erano il monte Farina, il monte Sisto e Archini, il monte Pace e il monte Novennale. Alcuni di questi monti si estinsero nel 1583, altri nel 1588 e 1589. Le erezioni di questi monti furono fatte con forme diverse.

Nell'anno 1670 il capitale dei monti era di 52 milioni di scudi. Sotto il pontificato di Innocenzo X e di Innocenzo XI se ne ridussero i frutti dal 5 al 4%, e quindi dal 4 al 3 %.

Oltre alla erezione dei monti si ebbe pure, onde far fronte alle esigenze della finanza, a far ricorso alla emissione di cartelle monetate.

Nel 1801 il Debito pubblico, tra luoghi di monte e altre passività accollate dai Municipii, era di 74 milioni di scudi.

Nella Toscana vi era il monte comune che era il pernio sul quale si aggiravano tutte le operazioni della finanza

dello Stato, e il ministro Baldasseroni ne dava un sunto storico nella sua relazione del 30 ottobre 1852 colla quale egli proponeva la nuova istituzione d'un Debito pubblico per le provincie del granducato.

Anche i ducati di Parma e di Modena avevano avuto i loro monti per costituzione di rendite in amministrazione municipale.

Il banco di San Giorgio nella repubblica di Genova, che aveva surrogato le così dette compere di San Giorgio, aveva un ordinamento tutto speciale, tutto eccezionale, ma aveva pure i suoi luoghi che si costituivano con un sistema pressochè identico a quello dei monti e dei banchi nelle provincie sarde del continente. Per sopperire alle esigenze ordinarie e straordinarie della pubblica amministrazione, o si alienava una parte della pubblica rendita, o si aprivano prestiti per contributo o per sottoscrizione. La rendita alienata si iscriveva in apposito registro detto cartulario, e si frazionava, come per i monti, in azioni che si designavano collo stesso nome di luoghi.

La Lombardia da più secoli addietro ebbe pure i suoi monti e banchi di San Carlo, di San Francesco e di Sant'Ambrogio; i due primi in amministrazione dei privati, il terzo dipendente dalla congregazione di Milano.

Oberati i due primi monti, i debiti dei medesimi furono assunti dal banco di Sant'Ambrogio che fu organizzato con decreto del 14 settembre 1593 del contestabile imperiale e governatore di Milano, Juan de Velasco, per sua maestà Carlo V, e posto sotto la tutela imperiale.

Dopo le guerre che turbarono il regno dell'imperatrice Maria Teresa, onde provvedere al pagamento dei creditori della regia camera ducale, con decreto del 29 giugno 1753 si ordinò l'erezione d'un monte camerale sotto l'immediata

amministrazione e direzione dello Stato, perchè avesse a compenetrare in sè i debiti delle provincie austriache in Italia, dandosi alle cartelle del monte i più estesi privilegi.

E così i debiti del monte di Sant' Ambrogio, che aveva raccolti quelli dei monti di San Carlo e di San Francesco, furono trasportati ed iscritti a carico del nuovo monte che assunse il nome di Santa Teresa da quello dell'imperatrice che lo aveva fondato.

A carico del monte di Santa Teresa furono in seguito mandati iscriversi diversi prestiti ordinati dalla Camera aulica di Vienna, per una somma, in complesso, di 9,000,000 di fiorini.

Nella Venezia si trova fatta menzione nelle sue leggi del secolo XIII d'un monte nuovo e d'un monte nuovissimo i quali, a guarentigia dei loro creditori, possedevano terre e feudi.

Successivamente, come portava l'indole mercantile di quella repubblica, furono aperti diversi banchi di deposito, ove si ricevevano capitali e si emettevano obbligazioni girabili come denaro. Ma i -ripetuti fallimenti di quei banchi indussero la repubblica veneta ad aprire nel 1584 un banco pubblico, ove depositò la somma di 100,000 ducati, pari a milanesi L. 800,000, la quale aveva a costituire il fondo di deposito, e le somme sovrabbondanti venivano assunte dalla repubblica per servizio dello Stato.

Cresciuti però col tempo i debiti della repubblica pei capitali da essa ricevuti dal banco giro, essa ordinò la coniazione nella zecca di apposita moneta a valore alterato con cui soddisfece i suoi debiti verso il banco.

Non bastando però una tal misura si aprirono, presso la zecca a favore dei depositanti del banco giro, delle partite speciali di credito per le quali furono emesse delle cedole col nome di quaderni di zecca.

Tali depositi furono dichiarati perpetui, e fu loro accordato l'interesse annuo perpetuo del 7 %, o vitalizio, in testa del creditore, del 14 %

E questo era il modo vario e multiforme col quale gli Stati della vecchia Italia ebbero rispettivamente a contrarre i loro pubblici debiti. Ad eccezione delle provincie meridionali al di qua del Faro e delle due isole della Sicilia e della Sardegna, la forma era pressochè identica, e i prestiti si contraevano o ipotecariamente con pegno in mano o con delegazioni sui proventi della gabella e delle altre imposte e tasse. Nelle provincie meridionali si potea differire nella forma, ma nella sostanza si era in accordo. L'azione del pubblico credito era ancora un'incognita per gli Stati e doveva prevalere quella dei privati e dei corpi morali. Ma dovea sopraggiungere il 1789 colla rivoluzione francese, perchè fosse dichiarata guerra alle vecchie istituzioni, e il secolare sistema dei debiti pubblici, che era pur molteplice e multiforme nei vecchi Stati di Francia, prendesse miglior forma ed assetto, e si predisponesse e si predisponesse alle future. evoluzioni della scienza economica e del mercato internazionale, fondandosi esclusivamente sull'azione del pubblico credito.

E così con legge 24 agosto 1793 si creò in Francia l'ente astratto che fu detto gran libro, nel quale avevano a iscriversi in rendita con principii, norme e regole uniformi tutte le passività che sotto forma di Debito pubblico od altrimenti doveano rimanere a carico dello Stato in seguito ad apposite liquidazioni (1).

(1) Il relatore Cambon distingueva il debito che doveva iscriversi nel nuovo gran libro come appresso:

La dette publique non viagère se divise en quatre classes: Dette

Il relatore Cambon nel suo rapporto alla convenzione nazionale del 15 agosto 1793, discorrendo sul modo col quale si pagavano le rendite del Debito pubblico costituito, avea soggiunto:

« Vous êtes sans doute étonnés de cette forme bizarre de paiement, qui ne sert qu'à entretenir les anciennes injustices, les anciens abus, à multiplier à l'infini les formalités qu'entraînent tous les enregistrements et visas de quittance, et embarasser la comptabilité.

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Une longue nomenclature des diverses natures des rentes n'est pas moins étonnante et n'a aussi d'autre utilité que de rappeler, d'une manière honteuse, les abus de l'ancien régime.

« La diversité des titres est telle que c'est une science de les connaître à l'inspection et de pouvoir les classer; ce qui augmente encore les embarras, c'est qu'une même nature de rente, un même emprunt est partagé pour le paiement en vingt ou trente

constituée; Dette exigible à terme fixe; Dette exigible provenant de la liquidation; Dette provenant des diverses créations d'assignats.

La dette constituée se subdivise en deux parties: La première partie dont le montant est parfaitement connu, provient des anciennes dettes constituées et payées par les payeurs de l'Hôtel-deVille de Paris; elle repose sur des anciens contrats souscrits au nom des rois.

La seconde partie se compose des dettes des anciens pays d'États, des dettes passives de toutes les compagnies de judicature, des rentes dues par les communautés religieuses et corps particuliers du clergé, des dettes des communautés d'arts et métiers.

La dette exigible à terme provient des divers emprunts remboursables, contractés sous le gouvernement de Louis XVI: la majeure partie de cette dette est constatée par des annuités, quittances de finance ou effets au porteur; c'est cette dette qui a donné naissance à cet agiotage que vous voulez détruire: c'est elle qui l'alimente tous les jours par les facilités des négociations et par l'espoir de participer aux chances promises.

La dette exigible provenant de la liquidation n'est devenue remboursable que par les effets de la révolution. L'ancien régime n'avait rien négligé pour se procurer de l'argent; il avait mis en vente le

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